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Come scegliere il giusto career coach per te

“Una delle cose migliori che abbia mai fatto per la mia vita professionale è stata la collaborazione con un career coach. Mi sentivo bloccato, confuso e incerto sui miei prossimi passi, e le conversazioni con amici e familiari non erano state produttive. Dopo un’autovalutazione sul mio percorso e  sugli obiettivi di carriera ed una sessione di un’ora con il mio coach, ho ottenuto più chiarezza e fiducia di quanti ne avessi avuta da anni, per non parlare di un piano d’azione per i prossimi tre mesi. È stato così utile che non potevo credere di non averlo fatto prima.

Certo, c’erano un paio di ragioni per cui non l’avevo fatto. Uno era il denaro. E sì, quell’investimento iniziale era difficile da ingoiare, ma il risultato valeva ogni centesimo. (Inoltre, come diceva un amico, se pagare un coach portava a un lavoro più remunerativo o ad un aumento al mio attuale stipendio erano soldi ben spesi).

Il blocco più grande, però, è che non avevo idea di chi potesse lavorare con me. Una ricerca su Google (e la mia lista di contatti professionali) ha prodotto centinaia di risultati, ma quale di queste persone mi sarei sentito a mio agio riversando tutti i miei segreti professionali?”

Per aiutarti ad orientarti nella giusta direzione, inizia ponendoti queste tre domande:

Con che tipo di persona lavori meglio?

Pensa a insegnanti, capi, mentori, terapisti e altri “coach” come figure con cui hai lavorato in passato. Chi ti ha incoraggiato, ispirato e ti ha aiutato ad arrivare al livello successivo? Quali erano le qualità che avevano in comune?

Crea una breve lista, poi cerca i coach che mostrano questi tratti. Come? Le recensioni di altri clienti sono un ottimo punto di partenza. Alcuni coach, per esempio, possono essere descritti come “gentili”, “incoraggianti” e “positivi”, altri come motivatori tenaci che ti prendono a calci in culo. Entrambe le qualità possono essere grandiose, ma a quale ti riferisci maggiormente?

Quello che ho trovato utile è stato leggere il lavoro di alcuni coach diversi. Molti hanno un blog, una newsletter o altri contenuti che hanno creato, che possono aiutarti a capire il loro stile, il loro approccio, il loro background, le loro storie di successo e altro ancora. Mentre stai sfogliando, i tuoi occhi stanno splendendo? O ti ritrovi ad annuire, dicendo: “Sì! Questa persona è letteralmente nella mia testa! “Quando mi resi conto di aver passato quasi un’ora persa negli archivi dei vecchi post del blog di un coach, sapevo di aver trovato qualcuno con cui mi sentivo veramente in contatto.

Chi può aiutarti con la tua situazione specifica?

Ecco le buone notizie: la maggior parte degli coach di carriera ha lavorato con persone di vari settori e sa come consigliare le persone con competenze molto specializzate. Quindi, mentre passare dal settore immobiliare alle vendite di software o tradurre la tua esperienza di marketing in un nuovo settore può sembrare una transizione intimidatoria, ricorda che la maggior parte dei coach che sono in giro da un po ‘hanno visto molto e hanno le conoscenze e l’esperienza per guidare anche te.

Detto questo, può spesso avere senso lavorare con qualcuno specializzato nel settore (ingegneria, vendite, marketing, startup) o situazione (sei un neolaureato, stai facendo un drastico cambiamento di carriera, stai tornando al lavoro dopo una pausa). Il mio coach lavorava solo con le donne e aveva molta esperienza nel mondo dei media. Quindi, dai un’occhiata ai siti di alcuni coach o ai profili online e, ancora, ai loro revisori. Se l’coach ha aiutato persone come te, bene! Anche un buon numero di recensioni positive da parte di persone di tutti i settori e settori è un buon segno.

Quanto vuoi spendere per il career coaching?

Questa è una domanda difficile (e molto personale), ma ecco cosa dovresti sapere: le tariffe variano un po ‘, a seconda di quanto tempo è stato in giro un coach, le certificazioni che ha, quanti clienti sta assumendo e altro ancora. (A RISOLTA, li abbiamo raggruppati in tre categorie: i Mentori sono tutti esperti di carriera intelligenti e controllati che potrebbero iniziare il loro lavoro di coaching o fare questo oltre ad un lavoro a tempo pieno, i Coach sono professionisti qualificati; i Master Coach sono coach di alto livello che hanno aiutato centinaia di persone nel corso degli anni.)

In generale, se lavorare con qualcuno che è molto specializzato o con una grande esperienza è importante per te, probabilmente vale la pena pagare per un coach che soddisfi le tue esigenze, anche se lui o lei è alla fine costoso. Oppure, se stai solo cercando consigli e indicazioni da un esperto di carriera, o non sei totalmente sicuro di tutto ciò che riguarda il coaching, lavorare con qualcuno a un prezzo più basso potrebbe essere un buon modo per incominciare a bagnarsi le dita dei piedi acqua. In ogni caso, assicurati di aver svolto le tue ricerche, di aver letto le recensioni o di aver parlato con i clienti del passato e di prendere una decisione informata.

Ora sei pronto per assumere un coach e cambiare la tua vita? Certo che lo sei, chi potrebbe dire di no a quello! Tutto quello che devi fare ora è esplorare questa sezione del sito.

Piccola guida essenziale al nostro Career Coaching Service

Il career coach perfetto

Trovo sempre un fascino immenso nel vedere e nel leggere le imprese dei grandi coach dello sport.

Ogni persona è profondamente diversa dall’altra, e molto diverse sono le discipline sportive di squadra; ma ci sono diverse cose che si ritrovano pienamente in tutti i più grandi.

La prima è come alla base della filosofia di allenamento di ogni grande allenatore si trovi la determinazione nello spostare l’attenzione dall’obiettivo finale – come vincere un campionato nazionale – concentrandosi sui dettagli. 

Tutte quelle piccole cose eseguite, preparate e ripetute correttamente, ogni giorno, aumentano la fiducia e la consapevolezza conseguente porterà al successo.

Il grande coach ed il suo team investono nei loro giocatori: insegnano, supportano e incoraggiano mentre li tengono concentrati sul presente.

Se sei alla ricerca di un ottimo coach o mentore per aiutarti a migliorare la tua carriera attuale, esplorare ulteriormente il tuo prurito imprenditoriale o indirizzarti verso qualcosa di completamente nuovo ed esplorare l’imprenditorialità per la prima volta, è fondamentale trovare un coach che possa aiutarti a concentrarti sulle tue possibilità e guidarti nell’esplorare i tuoi obiettivi, i tuoi bisogni e le tue aspettative in un “ambiente protetto”.

Quali qualità deve possedere questo coach? Abbiamo raccolto otto suggerimenti specifici per aiutarti a scegliere il miglior coach:

1. Il tuo coach avrà un interesse diretto per  te . Vuole prendersi il tempo per scoprire cos’è la tua carriera 2.0 in modo da portarti a raggiungere il tuo reddito, stile di vita, ricchezza ed obiettivi. La relazione di base e la costruzione della fiducia. Dopotutto, è solo il tuo futuro di cui stai parlando. Non vuoi qualcuno davvero interessato nel tuo “perché”?

2. Il tuo coach scoprirà aree di forza e opportunità di crescita. Se vuoi davvero far crescere professionalmente, la tua carriera e il tuo atteggiamento, devi avere qualcuno che lavorerà con te per esplorare ogni aspetto della tua vita professionale: sesperienze, filosofia, competenze e anche relazioni professionali – e sii sincero. Avere qualcuno ti dice solo quanto sei bravo non è coaching. Sfidare i tuoi attuali processi di pensiero e offrirne di nuovi lo è.

3. Il tuo coach sarà esperto. Nulla insegna come l’esperienza, che insegna lezioni per tutta la vita: alcune buone, altre terribili. Fai attenzione a quelli che parlano di grandi battaglie ma non sono mai stati nelle trincee come te. Un coach che è stato dove sei stato tu, facendo le stesse domande e cercando aiuto lungo il loro percorso di carriera è inestimabile. Ha la forza di cui hai bisogno per aiutarti a condurre in profondità nelle opportunità che ti circondano.

4. Il tuo coach crederà in te, forse più di te stesso. Coach e mentori possono vedere il vero potenziale nelle persone che guidano, anche se potrebbe non essere prontamente evidente per coloro che seguono. Lavoreranno per scoprire i tuoi talenti o doni nascosti ignorati nella tua situazione attuale per massimizzare i tuoi livelli di fiducia, posizionandoti per il successo.

5. Il tuo coach fornirà chiarezza.  Ci saranno molte sirene durante la tua transizione che chiedono la tua attenzione e giurano di essere il miglior cambiamento possibile per te. In questi tempi, dovrai assicurarti di considerare ogni opzione e non solo di essere attratto per le ragioni sbagliate. Il coach ti aiuta a acquisire la chiara istruzione, la consapevolezza e la scoperta di ciò di cui hai bisogno per aiutarti a decidere da solo.

6. Il tuo coach offrirà un feedback imparziale. Troppo spesso, le persone che svolgono ruoli di coaching hanno secondi fini e programmi nascosti, cercando di influenzarti nel prendere una decisione rapida a beneficio loro, non tuo. Evitalo. Un buon coach ti fornisce ogni frammento di informazioni imparziali, dandoti il tempo di prendere una decisione intelligente sul tuo percorso.

7. Il tuo coach non avrà paura di darti un calcio in culo. Il tuo percorso verso la realizzazione della tua carriera non sarà rapido nè facile. Lo scoraggiamento ed il dubbio si insinueranno e prenderanno forza nella tua testa. Il tuo coach non ti abbandonerà in momenti come questi. In realtà, saràancora più coinvolto incoraggiandoti e sfidandoti a continuare ad andare avanti. Avrà gli strumenti e le risorse di cui hai bisogno per mantenere un dialogo sincero, per ridare energia alla tua ricerca e per riprendere la marcia verso l’obiettivo.

8. Il tuo coach rimarrà con te. Non dovresti essere solo un altro numero per il tuo coach. Vuole rimanere in contatto anche  dopo la tua ultima scelta di carriera solo per aiutarti con i dettagli che arrivano sempre. Sarà a disposizione per fornire aiuto, risposte e contatti significativi a supporto tuo e della tua nuova opportunità.

Mentre i leggendari Coach sportivi come ottengono tutta la popolarità, ci sono così tanti altri coach là fuori che aiutano gli altri a cogliere le possibilità ed a cambiare le loro vite. Trova oggi il tuo coach e rendi questo l’anno in cui diventi “tu” versione 2.0.

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La guida completa al Career Coaching

Sommario

Career Coaching: introduzione e indicazioni sulla figura del career coach

 Il Career coaching, mi serve davvero?

Se non sei pienamente soddisfatto del tuo sviluppo di carriera hai bisogno di un career coach.

Il tuo problema è la mancanza di un lavoro, oppure non sei soddisfatto del tuo progetto professionale, o desideri crescere professionalmente?

La soluzione è il career coaching, o consulenza di carriera.

Occorre affidarsi al giusto career coach (o consulente di carriera) ed intraprendere con lui un percorso di career coaching che porterà dritti all’obiettivo.

In questa guida troverai :

  • una descrizione completa del career coaching e della figura del career coach
  • una base di valutazione preliminare per comprendere se è il momento di progettare e costruire un percorso di career coaching
  • una sezione dedicata alla tipologia dei servizi di career coaching
  • una sezione per selezionare il migliore career coach
  • suggerimenti utili e pratici per sviluppare le proprie competenze e la propria carriera: il supporto di coach professionisti può essere decisivo per cambiare occupazione e per competere sul mercato del lavoro .

Ci sono elementi che vengono trascurati nell’approccio al mondo del lavoro.

All’interno del proprio percorso di carriera o del proprio progetto professionale, riteniamo che i punti di forza che ci differenziano dalle altre persone siano soltanto quelli legati alle competenze più tecniche e specialistiche.

Dopo aver mancato di cogliere qualche opportunità di lavoro si comprende che per convincere i datori di lavoro ad assumerci o ad aumentarci lo stipendio occorre sviluppare anche diverse soft skills.

Con il career coach lavorerai per sviluppare le capacità di costruire una efficace relazione interpersonale, o dal migliorare la capacità di ascolto o affinare la leadership e la resistenza allo stress ed imparerai a comunicarle in modo chiaro ed efficace quelli che sono i tuoi punti di forza.

Cos’è il Career Coaching (e perché è importante)

Il coaching è una delle occupazioni più antiche del mondo.

Coaching, insegnamento, tutoraggio, genitorialità e così via riguardano una condivisione delle conoscenze per migliorare la qualità della vita per un altra persona.

Tutti gli atleti di successo hanno allenatori. La maggior parte degli acclamati attori e attrici si servono di coach per gli aspetti artistici e/o di marketing (agenti, ma in pratica quelli bravi fanno coaching). Non è insolito per un golfista dilettante che cerca di abbattere il suo handicap od un appassionato di tennis che aspira a migliorare il suo livello di gioco assumere un allenatore professionista, che magari chiamano “maestro”.

E oggi, sempre più “lavoratori” si rivolgono a career coach professionisti per essere aiutati a raggiungere i propri obiettivi di carriera ed a sviluppare un percorso professionale coerente con le ambizioni.

La parola “carriera” deriva dalla parola latina “carrus” che significa carro; strada; percorso o configurato in senso competitivo pista.

Per molti aspetti, la propria carriera è la pista per una delle più grandi corse della vita: una corsa per premi che sono: importanza, soddisfazione personale, ricompensa finanziaria e gratificazione creativa. Tuttavia, per troppe persone questa è una gara dolorosa e insoddisfacente, spesso quando l’aspettativa si concentra sul cambiare lavoro.

Man mano che sempre più persone cominciavano a rendersi conto che si stavano accontentando di meno di quello che potevano essere, l’idea di un percorso di career coaching iniziò a svilupparsi.

In sostanza, un career coach è un allenatore che aiuta le persone a crescere e prosperare nella corsa per un appagante percorso professionale,  economico e personale.

Il Career Coaching: la storia

career coaching le origini

 Ecco uno sguardo sulla storia dell’evoluzione del career coaching

1907
Il settore del supporto alla propria carriera professionale è relativamente nuovo. Sebbene sia stata introdotto formalmente negli anni ’90, la sua evoluzione può essere fatta risalire al 1907, quando Frank Parsons sviluppò per la prima volta l’idea che possiamo insegnare ad abbinare le persone a lavori specifici nel suo lavoro “Scegliere una vocazione”.

1921
John Mills di Western Electric ha sviluppato l’idea che la carriera è “l’espressione della propria personalità” e da questo sviluppa la scomposizione dei meccanismi che regolano il funzionamento della personalità in quattro categorie: idee, persone, cose e dati/informazioni.

1929
All’inizio della Grande Depressione nacque il concetto di coaching di gruppo in cui chi era alla ricerca del lavoro poteva riunirsi e sviluppare strategie di ricerca di opportunità e condividere idee e “storie di guerra”.

Uno dei primi gruppi del suo genere era conosciuto come il Thursday Night Club, fondato da Carl Boll nel tentativo di assistere i laureati della Harvard Business School. Nel 1935 il gruppo più grande del suo genere, Man Marketing Clinic, fu formato da Sidney Edlund e servì più di mezzo milione di persone tra il 1935 e il 1955.

1933
Boll lancio il messaggio: “Tu sei uno su cento”, intendendo chiaramente che chi cerca lavoro deve essere proattivo nel “vendersi” a un datore di lavoro. Boll fu il primo a riconoscere che la ricerca di lavoro doveva seguire le logiche del marketing.

1936
Harper and Brothers Publishing diede alle stampe il primo vero libro sulla ricerca di lavoro in America intitolato “Your Work Abilities: How to Express and Apply Them Through Man Power Specifications”, di AW Rahn. Ha trattato argomenti che includono tecniche autodirette di ricerca di lavoro, la stesura di una biografia di lavoro (il curriculum) e l’uso di strategie multiple, incluso lo sviluppo di contatti.

1938
Viene pubblicato il più antico libro sulla ricerca di lavoro ancora in commercio “Pick Your Job — And Land It!” di Sidney e Mary Edlund.

1939
Il governo USA pubblica la Directory of Occupational Titles (DOT) con 17.500 titoli di lavoro / classificazioni.

1946
La prima società di consulenza sullo sviluppo di carriera come intendiamo oggi viene fondata da Bernard Haldane di Bernard Haldane & Associates. È ancora attivo nel settore ed è considerato il più vecchio pioniere vivente nel career coaching / consulenza professionale.

Anni ’60
Il mercato ha visto circolare più di una decina di pubblicazioni sui temi della ricerca di lavoro e sullo sviluppo di carriera da parte di un piccolo numero di autori. Sono concentrati principalmente su curriculum, colloqui e trattative salariali.

1966
John Holland pubblica il suo lavoro, “The Psychology of Vocational Choice: A Theory of Personality Types and Model Environments” (La psicologia della scelta professionale: una teoria dei tipi di personalità e ambienti modello), un libro di riferimento per il suo tempo.

career coaching: john hollandQuesto diede il via allo studio delle sfaccettature della personalità collegate al successo in determinate mansioni.

1969
La creazione di un’agenzia di lavoro senza scopo di lucro per aiutare dipendenti e datori di lavoro a trovarsi l’un l’altro è stata sviluppata da Tom Jackson, da qui il processo di servizi di outplacement. La sua prima azienda, Opportunities Unlimited, era un’organizzazione specializzata nell’aiutare i dipendenti licenziati a riprendere un proprio percorso nel modo del lavoro.

1970
La stampa del libro di ricerca di lavoro numero uno di tutti i tempi, “What Color is Your Parachute?”, Di Dick Bolles, divenne un successo. Bolles, un religioso, in primo luogo ha sviluppato il suo lavoro per aiutare i membri disoccupati della sua congregazione.

1990
La prima associazione professionale  per  il career coaching e per career coach professionisti viene formata da Frank Fox e Jay Block nel 1990. Dalla metà degli anni ’90, un certo numero di altre associazioni sono nate per servire l’industria del supporto professionale alla carriera.

1995 – presente
Nascono programmi di certificazione e accreditamento su vari argomenti: certificazioni per il curriculum vitae e per i colloqui di lavoro come base, ma l’attività si estende fino a coprire, con un percorso di career coaching, tutti gli aspetti dell’individuo, il suo progetto professionale,  i punti di forza, che influenzano la vita professionale e l’evoluzione della propria carriera.

Il career coach in Italia?

Se includiamo nel discorso il concetto di sviluppo di carriera la situazione è meno distante dagli Stati Uniti. Molti concetti che abbiamo visto nella timeline precedente infatti sono arrivati anche da noi seguendo in parallelo gli sviluppi economici del paese.

Servizi come l’outplacement ci sono da 30 anni e più, lo stesso dicasi per le forme classiche di ricerca e selezione del personale, mentre il career coaching nella sua accezione più pura e professionale forse deve ancora affacciarsi del tutto.

In alcuni casi si è sovrapposta una attività di counseling (consulenza) o una serie di iniziative auto-motivazionali focalizzati sui propri obiettivi ma senza una correlazione diretta col mondo del lavoro.

Cose utili, anche molto, ma che non sono caratteristiche di un buon career coach e producono impatti e risultati molto diversi.

Le prime attività riconducibili al career coach riguardano le attività di base legate alla ricerca del lavoro (come scrivere il curriculum efficace, come superare un colloquio di lavoro….).

Queste fanno parte del bagaglio del career coach, ma non possono essere le sole. Ragionando per metafore è come portare la propria auto in una officina autorizzata e scoprire che il tecnico è solo un elettrauto e non sa nulla di trasmissione, valvole e cilindri.

Career Coach vs. Navigator: una storia italiana

La conferma più eclatante di quanto poco sia compreso il ruolo del career coach in Italia arriva dalla figura del Navigator connesso al Reddito di Cittadinanza.

Non è mia intenzione fare politica, ma alcune osservazioni penso che possano essere universalmente condivise.

  • E’ perlomeno accertato che per trovare lavoro serve aiuto
  • E’ molto singolare che chi deve aiutare altri a trovare lavoro non abbia una minima idea di come farlo se non attraverso un concorso pubblico
  • E’ inaccettabile come si considerino insignificanti le competenze fondamentali: conoscenza del tessuto economico, relazioni con l’azienda, fondamenti di organizzazione aziendale, conoscenza professionale della ricerca e selezione del personale, capacità di ascolto e di valutazione del potenziale.

Va detto che anche l’orientamento professionale non è mai stato seguito a dovere: ci si è concentrati su aspetti tecnici ed accademici senza legami ed esperienze concrete nel mondo del lavoro.

Ecco che il “Bilancio delle Competenze” viene pesato e valutato senza conoscere tutti i risvolti di quelle competenze specialistiche che potrebbero fare la differenza.

Probabilmente si tende a confondere coaching e counselor, ovvero allenatore e consigliere.​

Differenze fra il counseling ed il career coaching

​Il career coaching per natura sfida il cliente. Chiarirà cosa vuole il cliente e prende il tempo necessario per scoprire che significa “successo” per lui.

Il career coach aiuta il cliente a chiarire la sua visione, i propri obiettivi ed i passaggi per arrivarci, e aiutandolo a definire un percorso di carriera che lo porti ad una piena realizzazione, sia personale che professionale.

In un percorso di career coaching, un buon career coach può spronare i clienti verso l’acquisizione di competenze che impattano direttamente in modo attivo sugli obiettivi professionali e, inoltre, li incoraggia e supporta ad aumentare la professionalità, la produttività e l’efficacia del proprio progetto professionale.

La International Coach Federation (ICF) definisce il coaching come: “… collaborare con i clienti in un processo stimolante e creativo che li ispira a massimizzare il loro potenziale personale e professionale, che è particolarmente importante nell’ambiente incerto e complesso di oggi.

Il Career coach trasferisce valore al cliente come esperto nella sua vita e nel suo lavoro e crede che ogni cliente sia creativo, intraprendente e completo.”

Sulla base di queste fondamenta, la responsabilità del career coach è:

  • Scoprire, chiarire ed allineare ciò che il cliente vuole raggiungere nel proprio percorso
  • Incoraggiare l’auto-scoperta del cliente
  • Strategie e soluzioni generate dal cliente attraverso la stimolazione
  • Tenere il cliente responsabile e monitorato verso i propri obiettivi professionali

Questo processo aiuta i clienti a migliorare drasticamente le loro prospettive sul lavoro e sulla vita, migliorando le loro capacità di leadership e liberando il loro potenziale.

il career coaching

  • Focus sul progetto
  • Focus sulla Soluzione
  • Lavora verso i risultati
  • Non dà consigli
  • Chiede “Come possiamo cambiare?”
  • Il cliente ha le risposte: aiuta a trovare le proprie soluzioni
  • Utilizza linguaggio del cliente per ricapitolare parole o frasi importanti

il counseling

  • Focus sulle origini
  • Focus sulle cause
  • Lavora sulle emozioni
  • Fornisce consigli e raccomandazioni
  • Chiede “Perché dovremmo cambiare?”
  • Il consulente ha le risposte: dà diagnosi e trattamento
  • Riformulazione di una frase o di un testo usando altre parole
 

Questo schema è ESTREMAMENTE riduttivo e volutamente schematico, non prendetelo come oro colato.

Mentre è importante notare che queste professioni sono diverse in un certo numero di modi, non c’è motivo di suggerire che uno è migliore dell’altro o che non possono coesistere.

In effetti, ci possono essere alcune occasioni in cui un individuo sente di aver bisogno dei servizi di uno e si rivolge all’altro per servizi più adatti. Inoltre, molti coach erano counselor e  molti counselor hanno conoscenza delle pratiche di coaching.

Se devo sbilanciarmi allora dico che per questioni legate alla carriera il career coach è preferibile, mentre se i problemi risiedono nella sfera personale è preferibili un counselor o un terapeuta.

Terminologia del Career Coaching

​Non c’è una terminologia specifica da applicare al career coaching specificamente. Quindi niente paroloni zeppi di contenuti misteriosi, può essere utile però chiarire il significato di alcuni termini usati in questa guida.

Career Coach

La traduzione letterale è quella di allenatore di carriera, e, sinceramente è forse la cosa più centrata rispetto a quella che deve essere la missione del coach.

Ma non è un concetto così radicato in Italia, per cui si parla di consulenza di carriera, quindi avremo un consulente che cura il percorso di carriera rispetto a coach professionisti che accompagnano nel percorso di career coaching.

Comunque la si voglia vedere, in questa guida si parla quasi esclusivamente di due figure distinte: chi deve allenarsi e chi lo allena.  Quando si parla di coach mi riferisco al professionista esperto che ha la divisa dell’allenatore/coach.

Coachee

Letteralmente è colui che viene allenato. Userò spesso questo temine per praticità e per correttezza al posto di definizioni improprie come “cliente” o “utente” o “allievo”.

Se cliente o utente potrebbe anche sfuggirmi, sicuramente “allievo” non lo troverete.

E’ un aspetto fondamentale nella comprensione della materia: così come il career coach non è mai un insegnante canonico, allo stesso modo il coachee non è un allievo.

Career Coaching: quando e come scegliere

Pur con tutte le variabili possibili si può costruire un percorso di career coaching partendo dalla situazione attuale del protagonista e dalle relative aspirazioni.

Vediamo come partendo dalla situazione occupazionale.

Stai lavorando ?

Le possibili risposte sono le due che vedete sopra.

Seguiamo prima il percorso di chi già sta lavorando e poniamoci ora la domanda successiva

Sei soddisfatto del tuo lavoro attuale?

Anche qui le possibilità sono soltanto due: o si è soddisfatti del proprio percorso e della propria carriera, oppure no (l’analisi va tarata per difetto: se non c’è piena soddisfazione professionale la risposta è no).

 

Sei soddisfatto della tua carriera?

​Qui c’è la prima grande differenza che è legata alla sfera caratteriale e personale del singolo: chi è soddisfatto e granitico nella propria serenità non ha bisogno di un career coach, di nessun tipo e per nessun servizio.

Ed un buon coach per lo sviluppo della carriera dovrebbe rifiutare di proseguire con un potenziale cliente in questo particolare stato.

Se invece è ancora vivo il fuoco dell’ambizione ed è dominante una mentalità orientata alla crescita allora è opportuno fare un check up con un buon coach, magari cercando un servizio di career coaching idoneo.

Non sei soddisfatto della tua carriera e vuoi fare qualcosa. Ma cosa?

Se non ci si sente soddisfatti della propria carriera ci sono due percorsi possibili: cercare di crescere in azienda oppure crescere cambiando azienda.

L’esperienza nel career coaching mi insegna che esiste anche una terza opzione, che è in verità la più diffusa: ovvero chi non è soddisfatto ma non sa cosa fare. In questo blocco rientrano poi casi anche molto diversi.

La soluzione A, ovvero cercare di crescere restando in azienda è l’opzione che presenta i minori rischi, ma anche la minore percentuale di successo. E questa percentuale è condizionata da fattori esterni al singolo:

  • il livello superiore a livello gerarchico è vincolato alla proprietà (ovvero occupato da un membro della famiglia proprietaria dell’azienda)
  • il tuo responsabile è più giovane di te o tuo coetaneo. Ed è ben consolidato
  • l’azienda viene acquisita o acquisisce un’altra azienda
  • siete più colleghi sullo stesso livello gerarchico potenzialmente in lizza per sostituire il vostro manager e quindi:
    • potresti non essere il prescelto
    • potresti non essere quello effettivamente più idoneo
    • l’azienda decide di ricercare il nuovo manager dall’esterno
 

Alcuni di queste situazioni non hanno sbocchi a prescindere, ma altre possono essere indirizzate curando preventivamente la propria carriera.

E’ opportuno un check up come​ già citato per poi seguire il percorso migliore in funzione di quelli che sono le competenze più rilevanti su cui occorre intervenire. Ad esempio lavorando sulla leadership o con un career coach che sviluppi la capacità negoziale.

La soluzione B, ovvero il decidere di cambiare azienda ha tutti i rischi dovuti all’intraprendere un percorso nuovo, magari uscendo dalla confort zone in cui ci si è sistemati da abbastanza tempo.

Ma è il percorso che ha le maggiori possibilità di successo e di gratificazione immediata. Il principale ostacolo al successo di questa scelta, è l’esperienza di tanti anni a certificarlo, non si trova nella competenze professionali ma nella capacità di affrontare, gestire e superare una selezione del personale di buon livello.

Un buon career coach è in grado di prepararti al meglio nelle attività necessarie alla ricerca del nuovo lavoro:

 

​Per chi si sente compreso nella categoria degli indecisi diventa fondamentale stabilire una connessione con una struttura esperta nel career coaching e nella selezione del personale in modo da confrontarsi e comprendere quale dei percorsi più opportuno seguire.

Non stai lavorando?

Parliamo adesso invece delle altre persone che sono uscite dal mondo del lavoro e che stanno cercando di rientrare e far ripartire un percorso di carriera.

Nello schema ho considerato anche chi non sta cercando lavoro solo da un punto di vista grafico, quindi la discussione solo chi ha la volontà ed il bisogno di sbloccare la propria carriera partendo dalla consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie competenze.

Il primo punto di verifica è dato dall’aspetto temporale, ovvero da quanto tempo si è alla ricerca.

Nello schema sono indicati 30 giorni, ma può essere ragionevole considerare un termini più lungo (45 o, al massimo, 60 giorni) per tirare le prime somme.

La primo punto sta nel capire se il mancato successo deriva da errori commessi o dal non avere fatto nulla di significativo.

I lettori più “attivi” sorrideranno, ma una forma di blocco, davvero simile al blocco creativo dello scrittore, è una patologia abbastanza comune, in particolare fra quei soggetti che hanno perso il lavoro per cause non imputabili al loro operato ed avvenute in modo rapido e tutto sommato imprevisto.

Se poi il lavoro perso è il primo o si era in azienda da 10 o più anni è del tutto normale trovarsi spaesati e vivere con l’umore sulle montagne russe ogni volta che si consulta monster , infojobs  o indeed: al mattino sembra che ci siano centinaia di offerte di lavoro che sembrano scritte per noi, poi quando si passa a rileggerle per candidarsi pare che nessuna possa concederci la minima possibilità.

In questo caso un buon percorso di career coaching partirà da una analisi approfondita con uno sguardo oggettivo e critico alla propria vita professionale per individuare i punti di forza su cui costruire il giusto percorso di carriera, ovvero orientato alle opportunità professionali più coerenti con le proprie aspirazione ed in grado di valorizzare le proprie competenze.

Stai cercando lavoro?

​La ricerca di lavoro, specialmente in momenti in cui nel mondo del lavoro troviamo una domanda costantemente in aumento a fronte di offerte di lavoro ridotte, può essere una sfida difficile, e il career coaching può essere davvero risolutivo.

Ed il successo sperato tarda ad arrivare senza riuscire a comprendere bene la vera ragione per cui non andiamo bene per i tanti datori di lavoro contattati.

Un quadro generale è rappresentato in questo video:

​Non necessariamente si riscontrano tutti questi problemi assieme, ma un minimo di impatto sequenziale c’è, ma non è poi così elementare come una analisi superficiale farebbe supporre.

Ovviamente se mandi tanti curriculum ma non vieni mai chiamato per un colloquio di selezione poi  essere portato a pensare che è il tuo curriculum che è sbagliato.

Ma non si può neppure escludere che sia sbagliato il bersaglio: ovvero che la posizione per cui ci si candida non è realmente coerente con il nostro curriculum.

E se mandiamo curriculum come candidature spontanee o per “iscriverci” a qualche agenzia?

Beh, in questo caso qualche problema nel curriculum c’è sicuramente, ma potrebbe anche essere che la nostra professionalità non abbia mercato nell’area in cui l’agenzia opera.

Quindi la questione non è semplice e quindi il primo grande errore è proprio pensare di semplificarla.

Diventa fondamentale che il career coach professionista che si occupa di consulenza di carriera conosca molto bene il mondo del lavoro e che questa conoscenza venga integrata con una analisi approfondita della vita professionale del soggetto.

Soddisfatto questo requisito si apre una grande gamma di servizi che possono essere acquisiti singolarmente o, se cerchiamo una maggiore efficacia, ci si può orientare su percorsi completi di career coaching che ci seguano prima durante e dopo la ricerca di nuove opportunità di lavoro

Quanto costa il career coaching?

​Partiamo dalla premessa che il career coaching non è un prodotto tangibile. Non stiamo parlando del prezzo di un’automobile, ma possiamo utilizzarla come parametro di confronto per capire la grande varietà dell’offerta.

Perché i servizi che vengono classificati nella consulenza di carriera e/o nell’orientamento al lavoro possono essere molto diversi come consistenza, come impatto e come qualità del servizio (per esempio un servizio nominalmente di alto livello ma erogato da un soggetto non qualificato).

Tipologie di servizio e di percorso di career coaching

​Riprendendo la metafora dell’automobile di poco fa, nel settore dei servizi di supporto alla carriera è possibile trovare di tutto: si può comprare un automobile, oppure un tagliando in officina, od un servizio di manutenzione programmata, un check-up prima delle ferie, oppure si può comprare solo un pezzo di ricambio e montarselo da soli. Di tutto un po’.

Servizi basici di supporto alla carriera (pezzi di ricambio)

​In questa categoria rientrano i supporti di base, ovvero strumenti pronti all’uso in cui non c’è realmente la “mano” diretta di un career coach e nemmeno una reale interazione con il soggetto, per essere chiari: non è career coaching!

Rientrano quindi in questa categoria:

  • i modelli di curriculum
  • i modelli di lettera di accompagnamento
  • le guide ed i manuali (sia in cartaceo che digitale) su come scrivere un curriculum o come superare il colloquio di lavoro
  • i consigli più o meno gratuiti che si trovano nei portali di recruiting e in diversi blog

Questi servizi ​hanno un costo abbastanza basso, diciamo alla portata di tutti. Ma il valore  effettivo è  tutto da trovare, e, soprattutto, mi ripeto,  non vanno confusi con il career coaching.

Paradossalmente alcuni di questi “ricambi” hanno un valore nelle situazioni in cui la competitività è spinta perché ci si confronta con altre persone che hanno in comune gli stessi punti di forza ed un bagaglio comparabile delle proprie competenze. Ecco quindi che il micro dettaglio può fare la differenza ed anche un curriculum particolare ma azzeccato porta quel piccolo vantaggio che, alla fine, porta a vincere la selezione.

In Italia si trova abbastanza materiale sia in libreria che sul web, ma il mercato anglosassone resta molto avanti da questo punto di vista e ci sono alcuni soggetti che propongono pacchetti di buon livello (a condizione di saperli usare adeguatamente) che, in casi molto particolari ho avuto modo di utilizzare anche io per alcuni clienti.

Visual CV: consente di creare direttamente il curriculum passo passo oppure di scegliere tra diversi modelli. Il Builder non prevede la lingua italiana, ma si può scegliere fra inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, cinese, russo, arabo e turco. (il fatto che non ci sia l’italiano visto che l’azienda è canadese, mi ha sempre fatto pensare…)

Enhancv: consente la creazione di curriculum con un alto livello di personalizzazione e con riferimenti precisi in funzione del tipo di azienda e del tipo di mansione per cui ci si candida. E’ uno strumento di alto livello, ed è anche in Italiano. Ma costa: da $19,99 a $10,99 mensili in funzione del tipo di fatturazione. Volendo c’è la prova gratuita di 7 giorni, se guidati si può approfittarne.
Una piccola curiosità su questa azienda. Anni fa misero come immagine di riferimento il curriculum di Melissa Mayer (è ancora nella home page) CEO di Yahoo. Beh, in rete fiorirono post sui social sul fatto che una che guidava una grande azienda avesse il curriculum di una sola pagina (esempio)

Servizi standard per il supporto alla carriera (tagliandi in officina)

In questa tipologia di servizi inizia a vedersi l’intervento di un career coach o consulente di carriera.

Rispetto alla categoria precedente questi interventi sono mirati a risolvere problematiche abbastanza precise come quelle che ho indicato nella parte relativa alla ricerca di opportunità di lavoro.

Si trovano infatti soluzioni riguardo al curriculum, ai colloqui di selezione, alle lettere di accompagnamento (elemento dai più trascurato ma che può essere importante come il curriculum) ed alla ricerca di opportunità.

Le fasce di prezzo hanno una discreta variabilità, e così pure il livello qualitativo del servizio. Per quello che mi riguarda considero obbligatori due elementi essenziali:

  1. una analisi preliminare della vita professionale
  2. l’intervento di career coach professionisti
Partendo da questi due aspetti il prezzo può variare in funzione ed in proporzione al tempo dedicato all’analisi ed al livello di coinvolgimento del career coach di più o meno alto livello. E’ bene considerare che quando si parla di career coach parliamo di consulenti di carriera, ma comunque consulenti la cui unità di misura e retribuzione è il tempo.

Ecco una tabella esemplificativa sullo stessa tipologia di intervento ma con due livelli di coinvolgimento e di professionalità diverse (i link sono attivi per vedere la descrizione dettagliata dei servizi):​

​TipologiaRisolta (Career Coaching)trova-lavoro (job coach)
​CurriculumRevisione curriculum Base  €75 ,00Ottimizzazione CV  € 25,00
​Colloquio di selezioneCareer Coaching Colloqui selezione € 165,00Preparazione al colloquio € 80,00
​Ricerca Opportunità di lavoroRicerca Opportunità (Strategia e Azione) € 149,00Ricerca attiva del lavoro (6 mesi) € 90,00

Servizio completo di supporto alla carriera  (comprarsi l’auto)

​Questo tipo di servizio, seguendo il paradigma dell’auto, corrisponde all’acquisto dell’automobile. Ma anche in questo caso le variabili sono tante: si può comprare una city car, o una berlina media, una station wagon, un SUV, un crossover, una supercar. Un’automobile si può comprare nuova oppure d’occasione, full optional o con dotazioni essenziali. E’ un bel rompicapo, infatti si trovano riviste dedicate, siti dedicati e, ovviamente anche diverse app che guidano l’acquisto.

Ovviamente, ogni anno milioni di persone comprano un’automobile, ma, perlomeno in Italia si fatica ad arrivare a mille che usufruiscono di servizi completi di supporto alla carriera. Quelli che richiedono informazioni sono più di dieci volte tanto, poi una parte si orienta su servizi base o standard (prevalentemente legati alla ricerca del lavoro), una parte consistente si spaventa per i costi la quota residua in questo momento sta pensando a cosa fare.

Il servizio completo varia moltissimo in funzione delle caratteristiche del coachee oltre che del career coach.

Per questo motivo è difficile esprimere una quotazione completa al 100%, ma occorre tenere conto che di questi tempi la voce chiedi una quotazione equivale a più del 90% di abbandoni in un flusso via web, quindi si è costretti a fornire delle quotazioni che possono essere accettabilmente attendibili.

Il mercato statunitense, che, si è capito, è molto più avanti in questa materia presenta oggi prezzi che variano dai 150 a 1500 dollari in funzione del tipo di coach, ma hanno ambiti di servizio molto chiari e definiti.

Se l’esigenza del coachee non è pienamente compresa si fatturano gli extra e si sale a cifre molto alte. Ad un primo impatto, per chi non è abituato a questo tipo di servizi e non conosce la realtà del mercato del lavoro negli USA, possono sembrare cifre assurde, ma siamo di fronte ad un mercato molto più vasto, molto più competitivo ed anche molto meno solidale.

Questo significa che è relativamente semplice perdere il lavoro, e pur essendoci tante opportunità ci sono anche tanti competitori ben preparati e quindi per cogliere la giusta opportunità di lavoro, probabilmente ben retribuita, ecco che l’utente medio americano è disposto a mettere sul piatto fino al 15/20% della retribuzione annua per vincere la competizione.

In Italia abbiamo un mercato molto più piccolo e relativamente meno remunerato, ma, specialmente negli ultimi anni, la concorrenza è molto forte. Ed ecco che sempre più persone sono aperte a fare un investimento ad alto rendimento sulla propria carriera.

Personalmente nella quotazione di un servizio di career coaching tengo distinte le componenti di servizio “pure” ovvero quelle legate all’acquisizione delle informazioni, della relativa analisi, della definizione della strategia vincente e della formazione/preparazione al coachee, rispetto alle componenti di supporto e di feedback nel corso del tempo.

Le prime che ho elencato possono essere programmate e quantificate, le seconde invece sono variabili sulla base di parametri difficili da prevedere e classificare (non dipendono dal ruolo, o dalle caratteristiche professionali, ma sono condizionate pesantemente dal carattere e dalla personalità del cliente, ed anche dallo stato d’animo con cui sta vivendo il momento).

Per questo nella definizione dei servizi completi ho tenuto conto del costo di “impianto” non quotando il supporto successivo, che “regalo” al cliente non per mecenatismo o complicate scelte, ma come ulteriore stimolo come coach per lavorare sempre ad un livello sopra all’eccellenza pur proponendo servizi ad un prezzo più che accettabile.

Personal Branding

personal branding

L’importanza del Personal Branding: si parla tanto di Personal Branding, ma ho l’impressione che molti lo stiano considerando come un’attività distante, astratta, qualcosa che può interessare solo le persone già conosciute o solo coloro che hanno molte cose da dire.

Non è così! Il Personal Branding è un concetto che tocca tutti quanti, anche se razionalmente molti non lo colgono, ed è uno degli argomenti in cui col career coaching si può fare la differenza.

Ognuno di noi, quotidianamente sta già facendo personal branding di se stesso, probabilmente in modo inconsapevole, e, per questo motivo lo sta facendo male ottenendo il risultato opposto.

Se si vuole fare personal branding in modo produttivo e non limitandosi ai social media, occorre lavorare per prima cosa in modo consapevole sulla comunicazione più efficace dei propri punti di forza, sul valore assoluto del progetto professionale commisurato con la situazione del mercato del lavoro.

Un percorso di career coaching mirato al personal branding richiede un bagaglio di competenze tipico del consulente di carriera: conoscenza del mercato del lavoro, delle risorse umane, solide basi di organizzazione aziendale unite però a competenze di marketing ed abilità nell’uso professionale dei social media.

Come trovare il career coach perfetto per te

 Le dinamiche che portano alla scelta di un career coach sono ancora molto confuse, non esiste tuttora una rilevazione statistica completa e precisa (ed uscirei dalla logica che seguire la massa sia garanzia di qualcosa di buono….), perciò mi baso su dati limitati ma estremamente precisi: la mia esperienza professionale.

Sgombriamo però prima il campo da alcuni punti pericolosi:

il career coaching quanto costa?

Il fattore “prezzo” non dovrebbe mai essere il fattore discriminante in un processo di career coaching.

Un modo corretto di approcciare il career coaching è quello di confrontare i contenuti e poi ragionare sul rapporto qualità prezzo. Statisticamente l’utente che ha ben chiaro cosa sia il career coaching non chiede mai il prezzo ma guarda alle modalità di approccio ed alle strategie di sviluppo.

Mentre l’utente che si avvicina per la prima volta ad un potenziale percorso di career coaching non ha chiaro cosa sta cercando, chiede il costo e se non collima con l’idea che si era fatto del valore del servizio non si interessa minimamente dei dettagli.

Questo è tremendamente sbagliato, e produce danni enormi sia all’utente che al settore: in questo modo molti finiscono per comprare servizi pseudo career coaching low cost e totalmente inutili ed inadatti al soggetto. Soggetto che, non pago, ripete lo stesso identico errore e, alla fine anziché spendere 150 euro nel servizio giusto decide di spendere per 3 volte 60 euro e ritrovarsi al punto di partenza.

E il messaggio che esce è “il career coaching è una bufala, non risolve i problemi e non ti trova il lavoro”.

Invece il problema è  nella scarsa ed incorretta informazione iniziale e non in quello che il career coach può aiutarti ad ottenere.

Qualità o livello del career coach

​Qualità o livello del career coach: in modo estremamente rozzo ma comprensibile, significa capire quanto il consulente di carriera che abbiamo di fronte è effettivamente in grado di portarci al traguardo.

Ci sono alcuni aspetti fondamentali per definire la “qualità” o il “livello” del career coach:

  1. Esperienza aziendale: il career coach deve avere alle spalle un buon bagaglio di esperienze aziendali, meglio se in realtà anche diverse fra loro. Questo aiuta a comprendere meglio le sfumature ed i dettagli della carriera professionale del coachee
  2. Esperienza nella ricerca e selezione del personale e nelle risorse umane: è importante per individuare le migliori strategie e tattiche per arrivare al risultato,  chi propone career coaching o consulenza di carriera  deve avere un bagaglio di esperienza in questo almeno decennale.
  3. Networking concreto: le conoscenze ed i contatti, specie se di primo livello, possono aiutare ed agevolare il percorso e, fondamentale, danno termini di raffronto più precisi e concreti. Se ragioniamo con le logiche dei social media allora la base resta l’avere almeno 2500 connessioni Linkedin.
  4. Il metodo: il career coach può e deve avere un sistema di lavoro. Può e deve essere conformato su di voi, ma devono esserci le basi. Chiedete come intende operare ed avrete una idea chiara.
  5. “Essere Coach dentro”: tutte le caratteristiche indicate vengono drasticamente sfumate se il career coach non è portato per questo ruolo. Non è sempre scontato che lo sia. Conoscere, sapere come, sapere fare, essere esperti sono cose che si perdono se non si è in grado di trasferirle. Occorre una predisposizione non comune all’ascolto ed una altrettanto solida capacità di coinvolgere, di insegnare senza dare lezioni, di trasmettere e condividere anche l’intangibile
 

Ecco con queste 5 caratteristiche andate decisamente sul sicuro ed il vostro percorso di career coaching vi darà le soddisfazioni che vi aspettate per la vostra carriera professionale!​

Career Coaching: le metodologie

Esistono molte metodologie per fare career coaching, alcune sono, a mio avviso migliori di altre.

Io preferisco utilizzare sistemi che facilitano l’apprendimento rispetto agli schemi in cui l’apprendimento viene diretto unilateralmente dal career coach.

Per questo adotto da sempre due metodologie di base: il modello G.R.O.W. ed il coaching delle prestazioni.

Modelli di career coaching: il modello GROW

​ Il modello di career coaching GROW – originariamente concepito da Graham Alexander e ulteriormente perfezionato da Sir John Whitmore, è probabilmente uno dei modelli di career coaching più conosciuti e apprezzati al mondo.

A differenza di altri modelli di career coaching, il modello GROW è molto più di una cassetta degli attrezzi collegata a un acronimo. È un approccio, una filosofia che ti aiuta a creare il giusto contesto per aiutare le persone a trasformare il loro potenziale in prestazioni di altissimo livello.

E credo che sia esattamente la ragione del suo successo.

L’importanza delle domande nel career coaching

Un buon career coach pone delle domande piuttosto che raccontare cose. Questo è il modo migliore per coinvolgere mentalmente il coachee. E, appunto, la ricerca del massimo coinvolgimento possibile del cliente ha successo solo facendo le giuste domande. Nella fase di analisi preliminare questo è assolutamente fondamentale. Se si fa un piccolo errore in questa fase ci si ritroverà al termine del percorso molto distanti dall’obiettivo.

“Ma quali domande?” potresti chiederti.

Bene, le domande nel career coaching devono evocare consapevolezza e responsabilità. Le domande a caso non funzioneranno.

Il modello GROW  aiuta a scegliere le domande giuste per migliorare le capacità  e le prestazioni.

Le domande efficaci possono essere suddivise in due parti:

  1. Chiedere le giuste domande
  2. Fare domande nel giusto ordine

Il modello GROW  aiuta a fare al meglio entrambe le cose.

Career coaching GROW: spiegazione dell’ acronimo

Applicando lo schema GROW si offre al coach una struttura semplice ma potente. Il modello aiuta a strutturare l’interazione con il coachee. Il modello di career coaching di Whitmore ha 4 passaggi:

  • G per GOAL:  definire gli obiettivi a breve e lungo termine
  • R per REALITY (realtà): esplora la situazione attuale
  • O per OPTIONS (opzioni): identificare  e valutare diverse strategie di azione
  • W per WILL (volontà): cosa farai quando?

La conversazione può iniziare in una qualsiasi delle quattro fasi del modello GROW. Un coachee potrebbe iniziare raccontando qualcosa che desidera raggiungere (obiettivo), un problema corrente (realtà), una nuova idea per migliorare le cose (opzioni) o delineando un piano d’azione (volontà).

Di per sé, l’ordine particolare delle domande non è decisivo: ma è la giusta combinazione di contesto e sequenza, insieme a un sacco di pratica, che rendono un career coach migliore.

Vediamo ora l’applicazione di questo step-by-step

Step 1: gli obiettivi (G come Goals)

La parte più importante della prima fase dell’attività di career coaching consiste nel definire e concordare uno o più obiettivi che il coachee desidera raggiungere.

Idealmente, dovrebbe essere fissato un obiettivo chiaro per la sessione di coaching ed un obiettivo di rendimento a lungo termine. Sia il career coach che il coachee devono sapere e concordare su qual è l’obiettivo della conversazione, anche quando si sta interagendo in modo informale. È importante dare valore e direzione a qualsiasi discussione.

L’impostazione individuale degli obiettivi non è solo una fase cruciale per il coaching delle prestazioni, ma per l’esecuzione della strategia in generale.  La impostazione degli obiettivi è uno degli elementi più ricercati nella scienza organizzativa. Credo che ogni buon coach abbia bisogno di una solida conoscenza dell’argomento che va oltre la base.

Step 2: la situazione reale (R come Reality)

Il criterio più importante per esaminare la situazione attuale è l’obiettività. La maggior parte delle persone pensa di essere obiettiva ma in realtà non lo è. L’obiettività assoluta non esiste. Possiamo avere solo obiettività parziale.

Ci sono molte cose che possono e appannano l’obiettività di career coach e del coachee: opinioni, aspettative, paure e pregiudizi. Ma più miriamo ad essere obiettivi, più lo saremo.

Quindi è la sfida ad avvicinarsi il ​​più possibile alla realtà, minimizzando quante più distorsioni possibili. L’ottimo career coach dovrebbe aiutare il suo coachee a rimuovere il maggior numero possibile di false ipotesi.

E’ davvero importante esplorare la vera natura del problema chiedendo al coachee di descrivere la sua realtà attuale così come la percepisce. Questo è un passo importante. Troppo spesso, le persone cercano di risolvere un problema senza considerare adeguatamente il loro punto di partenza, e, spesso, in questo modo perdono alcune delle informazioni di cui hanno bisogno per risolvere il problema in modo efficace.
Quando si lavora bene già mentre il coachee  parla della sua attuale situazione, inizia ad emergere anche la soluzione

Step 3: le opzioni possibili (O come Options)

Una volta che il career coach ed il suo coachee avranno esplorato la situazione attuale, è tempo di esplorare ciò che è possibile, ovvero tutte le potenziali opzioni, comportamenti o decisioni che potrebbero portare alla soluzione giusta.

Occorre incentivare la generazione di una lunga lista. L’obiettivo come career coach durante la fase Opzioni non dovrebbe essere quello di trovare la risposta giusta, ma di aiutare il coachee ad identificare quante più idee e soluzioni possibili. Vanno rimossi tutti gli ostacoli come le preferenze, la fattibilità o il bisogno di completezza che bloccano il processo di brainstorming.
A questo punto del processo, è la parte creativa che fornisce il valore reale.

Quindi, per quanto strano possa sembrare, concentrarsi sulla quantità piuttosto che sulla qualità e sulla fattibilità. È da questo lungo inventario di possibilità creative che verranno scelte le azioni durante la fase successiva.

Step 4: la volontà (W come Will)

Cosa farai? Quando lo farai?

Lo scopo di questa fase finale è trasformare una discussione in una decisione, utilizzando i risultati delle tre precedenti fasi di career coaching.

Esaminando la Realtà corrente ed esplorando le Opzioni, il tuo coachee ora avrà una buona idea di come può raggiungere i suoi obiettivi personali . È grandioso, e sembra semplicissimo, ma senza la capacità di fare partire il processo e di guidare le azioni future, non serve a nulla.

Quindi il career coach deve aiutare il coachee ad assumersi la responsabilità ed impegnarsi per compiere le azioni pianificate nella strategia. Nella strategia si devono massimizzare le possibilità di successo, ma anche esaminare eventuali ostacoli potenziali, discutere modi per superarli, concordare le risorse necessarie ed ipotizzare anche un ulteriore supporto.

Quindi, la quarta fase richiede che il coachee prenda diverse decisioni.

Ricordate  che sarà il coachee colui che prende la decisione, anche se quella decisione è di non intraprendere alcuna azione.

Il coachee mantiene sempre il diritto di scelta che gli deriva dal fatto che è sua anche la responsabilità.

Il metodo career coaching delle Prestazioni

 L’utilizzo della metodologia GROW per il career coaching è un passo in avanti notevole rispetto a qualunque altra metodologia, però non è la chiave adatta per aprire tutte le porte.

Ci sono situazioni personali o di carriera, più spesso la combinazione delle due cose, per cui questo sistema non è più sufficiente per raggiungere obiettivi diversi. ATTENZIONE: il performance coaching NON è una alternativa al modello GROW, ma è un logico completamento.

Lo utilizzo per gli interventi di career coaching di alto profilo e, soprattutto, per ogni percorso di career coaching in cui il committente è l’azienda e non l’utente direttamente coinvolto.

Personalmente lo colloco come ponte fra i servizi di consulenza aziendale, quelli relativi alle risorse umane e quelli di formazione.

E’ difficile fare comprendere questo tipo di interventi come singoli eventi e vedo che viene più naturale per l’imprenditore o il manager vederli come un continuum di un altro tipo di intervento, e, in alcuni casi, viene considerato parte integrante di un progetto di Personal Branding.

Performance coaching: il career coaching che sviluppa le prestazioni

Storia e definizioni sul career coaching/performance coaching

Ecco un elenco di elementi importanti relativi al career coaching applicato alle prestazioni, o, se preferite, una definizione omnicomprensiva di performance coaching.

  1. Il coaching delle prestazioni è un campo relativamente nuovo . Sebbene Socrate abbia lanciato alcuni dei principi di base del coaching moderno circa 2000 anni fa, è diventato famoso solo negli ultimi due decenni.
  2. In questi ultimi 20 anni, il performance coaching ha avuto un aumento vertiginoso della popolarità . L’80% delle organizzazioni britanniche sta investendo in una o più forme di coaching e la Federazione internazionale di coaching sta attirando numeri da record ogni mese.
  3. Fino ad oggi, non esiste una definizione concordata di performance coaching . Alcune definizioni sono semplicistiche, altre sono proprio fantasiose.
  4. La mia definizione di coaching di performance preferita è quella  di Tim Gallwey , autore di numerosi libri di successo sull’allenamento nello sport, ed è questa: “Il coaching sblocca il potenziale di una persona per massimizzarne la performance. Aiuta ad apprendere piuttosto che insegnare” .
  5. Attenzione a non mescolare il coaching delle prestazioni con il counseling . Il coaching è legato al lavoro, proattivo e focalizzato su cose coscienti o appena al di sotto della superficie. Il counseling è un tema completamente diverso: non correlato al lavoro, piuttosto reattivo e preoccupato delle convinzioni fondamentali di un individuo. Mischiare le due cose produce  più danni che cose buone.
  6. Nel suo articolo The Very Real Dangers of Executive Coaching ( Harvard Business Review ), Steve Berglas individua i rischi nelle metodologie di alcuni career coach che affrontano più aspetti di psicoterapia con il loro coachee di quanto dovrebbero affrontare lavorando sulla competenza.
  7. Non commettere lo stesso errore. Se si sospetta che un problema correlato al lavoro abbia origini più profonde, chiamare un professionista con le competenze necessarie. E dovrebbe essere un obbligo di ogni buon career coach indirizzarvi in questo senso
  8. Il coaching delle prestazioni consiste nello sbloccare potenziali prestazioni future piuttosto che valutare e rivalutare le prestazioni attuali. Si basa sulla convinzione che la persona se vuole può fare un buon lavoro. Se, in fondo, non ci credi, il coaching probabilmente non fa per te.
  9. Il coaching delle prestazioni non è tanto la trasmissione degli obiettivi individuali delle prestazioni, quanto piuttosto una tecnica per rimuovere le barriere che impediscono alle persone di assumere e conseguire effettivamente i loro obiettivi personali.
  10. Il coaching delle prestazioni è anche un modo di gestire piuttosto che uno strumento da utilizzare in una varietà di situazioni come la pianificazione, la delega o la risoluzione dei problemi. È un modo diverso di vedere le persone, un modo molto più ottimistico di quanto molti di noi siano abituati, e si traduce in un modo diverso di affrontare queste problematiche.
  11. Esistono molti metodi di coaching delle prestazioni . Quelli che funzionano hanno un career coach che ti aiuta facilitando l’apprendimento piuttosto che snocciolare lezioni . Le tecniche di intervista e  di ascolto attivo sono i mezzi principali per questo.
  12. La maggior parte delle aziende oggi investe nel coaching per migliorare le prestazioni individuali. Ma sempre più aziende si rendono conto che c’è molto di più da guadagnare se possono raccogliere i benefici individuali per migliorare le prestazioni complessive dell’azienda. Non esiste un unico modo ideale per misurare il ROI del career coaching per le aziende,. ma per il nostro punto di vista, se migliori le prestazioni dei tuoi manager migliorerai in modo sinergico anche le prestazioni complessive dell’azienda.

Performances coaching  = Aumento della consapevolezza

​ La nostra mente può elaborare solo una quantità limitata di informazioni allo stesso tempo. Abbiamo un meccanismo nel nostro cervello che filtra tutti i segnali in arrivo e solo quelli considerati importanti vengono elaborati completamente. Sarebbe impossibile funzionare senza.

Questo processo di selezione avviene automaticamente senza alcuno sforzo cosciente. Non devi fare nulla. Puoi comunque dare al tuo cervello un input migliore ed influenzare l’importanza data ad alcuni input. Essendo consapevoli , o in altre parole, sintonizzando i tuoi sensi e coinvolgendo il tuo cervello, hai il controllo della qualità di input che il tuo cervello riceve e dell’importanza che gli viene conferita.

Quindi, in che modo la consapevolezza riguarda le prestazioni del coaching?

  • Il coaching delle prestazioni mira ad aumentare le prestazioni, ovvero l’output.
  • L’output aumenta quando c’è un input migliore. 
  • E l’input migliora appunto grazie alla consapevolezza.

Quindi, quando si riesce ad aiutare il coachee ad aumentare la consapevolezza si inizia in modo equivalente a raccogliere input migliori, aumentando drasticamente la possibilità di un aumento della prestazione.

Come career coach non si può semplicemente dire a qualcuno di diventare consapevole. Spetta al coachee dirigere e coinvolgere il suo cervello attraverso il focus che il coach saprà individuare.

Come? Ponendo le domande giuste si può facilitare questo processo. Quindi, per aumentare la prestazione come career coach si passa obbligatoriamente dal controllare prima il cambiamento nel livello di consapevolezza del proprio assistito. Se i problemi si manifestano a questo livello, è necessario uno sforzo maggiore prima di proseguire.

 

Perchè serve un career coaching delle prestazioni?

Questo è un paragrafo breve, ma molto importante per coloro che cercano di posizionare il coaching delle prestazioni in un contesto aziendale.

L’esecuzione della strategia è composta da molti, MOLTI sforzi di esecuzione individuali: una lista infinita di cose da fare presa da persone diverse in momenti diversi.

Il coaching delle prestazioni aiuta questo processo creando l’impegno ed il coinvolgimento necessari per avvicinare all’obiettivo le persone chiave. In altre parole, il coaching delle prestazioni crea, produce, massimizza e razionalizza l’impegno per ottenere il risultato. Questo è diverso dal counseling o dal mentoring.

Vuoi migliorare l’esecuzione della strategia? Migliora le capacità di coaching dei tuoi manager.

Come trovare le risposte ai dubbi sul career coaching

​E’ chiaro che il career coaching è il prodotto di diverse forze, la competenza, l’esperienza, la consapevolezza, la determinazione e, soprattutto, la relazione interpersonale che è l’enzima che mette insieme al meglio tutti gli altri elementi.
Quindi quando ci si trova in un momento della propria vita in cui ci si pongono domande su quanto sia possibile crescere professionalmente, o se la nostra vita professionale è davvero soddisfacente anche se la confrontiamo con altre persone che sono nel mondo del lavoro dallo stesso tempo nostro.

Non c’è la via perfetta e la soluzione pronta. L’unica vera raccomandazione che mi sento di spendere  con il cuore in mano è questa:

Un percorso di career coaching non deve MAI essere acquistato come se fosse un prodotto qualsiasi, basandosi su caratteristiche, prezzo e valutazioni conseguenti.
Prima di decidere è OBBLIGATORIO parlare con il potenziale career coach.
Solo così sarete tranquilli nella scelta e potrete partire per il percorso con lo spirito giusto (e con le più alte possibilità di successo)

​Entrate in contatto con un career coach affidabile, iniziate via mail e passate al telefono o a skype o magari di persona, fosse anche solo per un caffè. Fatto questo la decisione che prenderete sarà comunque quella giusta per quel momento.

Dalle parole ai fatti: prova il career coaching

Il lettore interessato che è arrivato fin qui leggendo questa guida sul career coaching merita un premio!



Prova ora il Career Coaching perfetto per te

Il Manuale per il Colloquio di Selezione

Il colloquio di selezione resta il momento in cui la maggior parte delle persone perde la sfida.

Sì, perché il colloquio di selezione è la principale forma di competizione in ambiente lavorativo. Qui non c’è podio, non ci sono medaglie e nessuna medaglia ai partecipanti. Chi vince prende tutto.

Capita però che il posto lo prenda chi è arrivato di rincalzo se chi vince non si accorda, non è una eventualità su cui contare, ma è una spinta ulteriore a dare il massimo e non lasciare nulla al caso.

Cosa ci dicono 25 anni di esperienza nel fare Colloqui di Selezione

Durante gli oltre  20 anni di colloqui di selezione ho sempre tenuto un atteggiamento positivo nei confronti dei candidati, cercando, anche con molta pazienza, il vero valore a scapito di carenze che per me erano marginali o rapidamente eliminabili con un pizzico di formazione o una iniezione di buon senso. 

Purtroppo l’esperienza mi ha anche insegnato che molti, soprattutto chi in azienda si occupa di altro  e viene coinvolto sporadicamente in una selezione assume l’atteggiamento dell’insegnante “severo”: se ci pensate è una consuetudine consolidata  l’individuare come miglior docente quello che ci faceva impazzire per ottenere la sufficienza, che ci imponeva regole di anteguerra. Al tempo lo abbiamo detestato ma ora ci rendiamo conto che la maggior parte delle reminiscenze scolastiche che conserviamo sono quelle che lui ci inculcò a forza.

Per questo chi non fa della selezione una professione ritiene, a torto, di fare bene il proprio lavoro solo se valuta con severità prussiana i candidati, in alcuni casi arrivando alla perfezione (in realtà raggiunge l’assurdo) “segando” tutti i candidati visti.

Per poi, quando qualcuno gli fa presente che la posizione è scoperta, che chi la occupava ha terminato il preavviso, trincerarsi dietro frasi come “non ci sono più ingegneri degni del titolo” o “le agenzie ci hanno mandato solo degli scarti senza valore”.

Equilibrio corretto

La via giusta sta nel mezzo, più o meno.

Occorre costruire la ricetta perfetta e non ricercare solo l’ingrediente perfetto.

Tecnicamente un progettista meccanico eccelso, abituato a progettare le componenti dei cambi per auto di formula uno non renderà al meglio a progettare lamiere piegate.

E’ necessario che le competenze siano centrate, ma anche che la personalità del candidato, il suo carattere siano compatibili con l’ambiente aziendale.

Altrimenti nascono problemi, incomprensioni ed il rapporto va in crisi.

Candidati splendidi che toppano il colloquio di selezione

In questi anni, nonostante i miei sforzi, ho visto tantissime figure professionali di altissimo livello implodere miseramente al colloquio di selezione perdendo definitivamente l’occasione di ottenere il posto ideale per loro.

Non serve essere fatalisti, “non era cosa” o “evidentemente è meglio così perché non avrebbero saputo valorizzarmi” o altre amenità.

No, avete cannato il colloquio facendo una magra figura.

Se non lo capite finirete per ripetere gli stessi errori ed alla fine l’azienda che vi assumerà sarà fra quelle non in grado di fare una selezione decente e vi troverete davvero male quando non a casa prima dei termini di legge per il periodo di prova. Davvero.

Quindi è indispensabile prepararsi ai colloqui in modo professionale, a tutti i livelli, in modo da evitare rimpianti poi.

E’ chiaro che ci può sempre essere qualcuno più bravo di voi, ma non dovreste accettare che il posto lo prenda qualcuno meno preparato e più costoso di voi.

Lo scopo ultimo di un libro sul Colloquio di Selezione

Questo libro vi aiuta a raggiungere l’eccellenza nei colloqui di selezione, ma non contiene formule magiche: se non avete i requisiti fondamentali non riuscirete a vincere la selezione.

Questo io lo do per scontato: presumo sempre che il candidato abbia i requisiti di base.

Di solito il rischio non c’è perché il curriculum non dovrebbe sfuggire alla scure dello screening (pre-selezione).

Però fra chi manda curriculum perlomeno dopati, e chi non fa o non sa fare lo screening dal lato azienda, capita che si venga convocati al colloquio di selezione anche se l’unico parametro compatibile è l’età.

Ecco, in questo caso questa guida non vi farà vincere la selezione; ma vi impedirà di fare una figuraccia e di finire nella lista nera, e se avete un pizzico di fortuna, non prenderete quel posto ma potrete accedere ad altre posizioni più adatte a voi.

Imparate perciò tutto il necessario sulle tecniche di colloquio e acquisite i segreti, gli strumenti e le strategie per affrontare nel modo più corretto ed efficace le prossime interviste di selezione!

Nota su alcune immagini a partire da quella di copertina.

Il signore in copertina si chiamava Vincent Thomas Lombardi, più comunemente Vince Lombardi.

In modo riduttivo si può dire che sia stato semplicemente un allenatore di football americano, meno riduttivamente ci si può spingere a dire che è stato il più grande di tutti. 

Sebbene io sia un tifoso appassionato del football americano, devo dire però che la grandezza di Vince Lombardi non sta nei risultati sportivi (è l’unico allenatore professionista a non aver MAI avuto una stagione perdente) e nei trofei vinti (6 titoli assoluti) ma nell’essere il primo coach “psicologo” della storia.

Il suo metodo faceva leva sulla forza interiore e sulla tenacia mentale che porta un buon atleta a dare più del 100% ed a trasformare un giocatore comune in un vincente. 

Tantissimi dei temi da lui sviluppati sono diventati aforismi da collezione e fanno parte ormai di tutti i testi motivazionali sia in ambito sportivo che manageriale.

Scrivo questo perché, e lo ripeterò spesso nel testo, ci sono molte analogie fra lo sport agonistico e le sfide che affrontiamo nella nostra vita professionale.

Il colloquio di selezione nelle dinamiche della ricerca e selezione del personale

Ora,  ci sono gli scettici che a prescindere disprezzano l’utilizzo degli aforismi motivazionali e che, illuminati dall’estremo pragmatismo, sostengono che se non hai le caratteristiche di base la tua volontà, anche forte, non ti farà ottenere quello che vuoi (specie se il desidero/ambizione è sposizionato).

Onestamente riconosco che questa argomentazione  non è priva di fondamento, ma so anche che come in uno sport come il football non è certo che sia il giocatore più veloce, o il più grosso, il più cattivo, quello che salta più in alto o che tira più preciso o più lontano, a risultare il migliore o il vincente o addirittura a firmare un contratto.

Ci sono uomini con caratteristiche fisiche “nella media” che con volontà, lavoro ed abnegazione sono arrivati sul tetto del mondo.

E così anche in azienda: non necessariamente il candidato con i migliori titoli, le migliori esperienze, le migliori competenze sarà in grado di far vincere all’azienda che lo assume le sfide del mercato.

La selezione del personale è una scienza complessa, scienza che viene trattata in Italia con una leggerezza ed una superficialità disarmanti. Alcuni hanno pensato di ridurla ad una disciplina prevalentemente psicologica, altri ad una pura applicazione delle teorie di organizzazione aziendale, altri al confronto quantitativo delle esperienze.

Va bene tutto ed è allo stesso modo sbagliato. 

Bisogna capire l’esistente ed individuare il POTENZIALE, poi lavorare per realizzarlo.

In tanti anni trascorsi in azienda ho avuto l’onore di incontrare collaboratori e colleghi che, partendo da basi normali, grazie alla volontà ed alla passione per il proprio lavoro hanno ottenuto all’azienda risultati straordinariamente superiori alle attese ed a quelli ottenuti da colleghi in partenza più qualificati e considerati.

Funziona!!

Allo stesso modo il primo passo per entrare in un nuovo lavoro sta nel vincere una selezione.

Già, VINCERE, perché nel 99% dei casi la selezione riguarda UN POSTO e quindi dal secondo in giù non si vince nulla. 

Bisogna mettere in conto che nella contesa ci siano candidati migliori di voi, professionisti seri con esperienze nel settore specifico, con un curriculum scolastico impeccabile e che parlano sei lingue in più di voi.

Non disperate, SE L’OBIETTIVO E’ PERTINENTE, potete giocarvela e ottenere il posto che desiderate.

Per farlo è necessario prepararsi al meglio, applicarsi, studiare ed allenarsi per migliorare ed eliminare le possibilità di errore.

Sì, perché in tanti anni di colloqui di selezione ricordo tanti soggetti che hanno buttato alle ortiche la loro preparazione e le loro competenze per errori banali.

Questo libro serve a questo.

Vi da un metodo ed un sistema per prepararvi al meglio e per ottenere il posto di lavoro perfetto per voi.

La guida definitiva alla Ricerca e Selezione

La Ricerca e Selezione del personale è uno dei temi più dibattuti in Italia ed allo stesso tempo è anche uno degli argomenti meno conosciuti. Questa carenza informativa riguarda tutti e due gli utilizzatori del servizio: le aziende ed i candidati alla ricerca di un lavoro.

I candidati non hanno ben chiare le differenze che ci sono fra i diversi soggetti che intervengono fra l’offerta e la domanda di lavoro, ed in questo la legislazione, pur con le modifiche che sono partite nella fine degli anni 90, non aiuta di certo.

Le aziende sono anche loro influenzate dalle varie leggi che hanno creato confusione e fraintendimenti, ma sono legate a schemi e modalità di lavoro che hanno funzionato anche abbastanza bene in un passato che era però completamente diverso dalla situazione attuale complessiva: è cambiato il mercato, sono cambiati i clienti, è stata rivoluzionata la comunicazione aziendale, internet ha polverizzato le vecchie regole ed il mercato del lavoro è diverso, direi quasi l’opposto di quello che era anche solo 15 anni fa.

Questa guida ti fornirà una panoramica completa della Ricerca e Selezione, inclusa una argomentazione sul fatto che la ricerca e selezione oggi è ancora più importante, più determinante di quanto non lo sia mai stata per il successo di una azienda,  poi troverai le indicazioni su come e cosa fare per affidare la ricerca e selezione del  vostro personale qualificato alla migliore azienda ed uno schema per comprendere se il selezionatore è davvero in gamba. 
Insomma tutto quello che è indispensabile sapere sulla ricerca e selezione è qui.

Cosa è la ricerca e selezione (e perché è importante)? 

Le aziende sono fatte di persone, sono nate per l’iniziativa di persone, si sono sviluppate con il lavoro delle persone, funzionano grazie all’impegno delle persone e crescono e mantengono il successo grazie alla qualità delle persone.

Che si tratti di sostituire un collaboratore o di assumere nuove professionalità per crescere meglio è la qualità che fa la differenza. Ci sono casi in cui la soluzione migliore è far crescere una risorsa interna ed altri in cui è più opportuno ricercare sul mercato quello che fa al caso vostro. Ma in tutti i casi comunque ci sarà una persona da trovare con una ricerca e selezione.

L’errore più grande che le aziende fanno consiste nel considerare la ricerca e selezione come una formalità banale e che tutti i normodotati possono fare bene.

Non è così. Ed è sorprendente come si arrivi a prestare più attenzione agli acquisti di cancelleria piuttosto che ai processi di acquisizione di nuovi collaboratori.

Io faccio ricerca e selezione da più di vent’anni, ma se devo comprare un’auto vado in concessionaria o in un autosalone; se devo prendere un computer vado in un negozio di informatica; se ho bisogno rifare l’impianto di riscaldamento cerco una azienda che mi faccia un prezzo decente certo, ma che sia in grado di capire i miei bisogni e che abbia le competenze per farlo. Non vado dal commercialista per mettere una caldaia a condensazione, e non chiedo al notaio di rifarmi l’impianto elettrico.

La professionalità paga sempre, e, risultati alla mano, costa sempre meno rispetto all’improvvisazione.

Un vero professionista della ricerca e selezione è in grado di capire le vostre esigenze, di correggerle ed adattarle se necessario, il professionista capisce e riconosce l’anima dell’azienda, vede le persone che ci lavorano e sa tradurre tutto questo nei parametri corretti per trovare il candidato migliore fra una rosa ristretta di candidati comunque all’altezza.
Il professionista della ricerca e selezione vi supporta nella scelta, perché in ogni processo di ricerca e selezione la scelta è dell’azienda (vostra) e mai del consulente, che deve aiutarvi a
chiarire e scoprire ogni dettaglio che vi serve.

Il lavoro di chi fa professionalmente la ricerca e selezione di personale qualificato non termina con i colloqui, ma continua supportandovi nell’inserimento (onboarding) della nuova figura assicurandosi che vi sia la massima soddisfazione reciproca.

La storia della ricerca e selezione 

C’era una volta la ricerca e selezione del personale. (quando trovare lavoro era più semplice)

Quando trovare lavoro è facile bastano poche regole, quando trovare lavoro è difficile non sono le regole che migliorano la situazione!

Mettiamo a memoria questa frase perchè è la chiave per comprendere tutte le presunte riforme del mercato del lavoro negli ultimi venti anni.

Sì perchè la politica di fronte ad un mercato del lavoro che si contrae, che genera barriere all’ingresso, che produce disoccupazione sa che intervenire con successo sulle leve fondamentali dell’economia è molto molto difficile e costoso (per lo stato) e dai risultati incerti. Anche perchè la parte viva dell’economia è sostanzialmente privata quindi il governo non potrà mai obbligare un imprenditore ad assumere chicchessia a meno che non sia lo stato stesso ad accollarsi il costo del lavoratore.

Quindi, per rispondere alle domande di occupazione decide di intervenire su uno dei pochi punti in cui non serve a nulla: il flusso di accesso al mercato del lavoro, o per usare il termine usato dai vari ministri e sottosegretari, “regolare e stimolare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro”.

Una volta era tutto più semplice, i canali attraverso cui si entrava in azienda erano sostanzialmente tre:

  1. Gli uffici di collocamento
  2. Le società/studi di ricerca e selezione del personale
  3. Gli amici, gli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici, insomma un prequel di facebook senza “pollici su” e like e condividi.

Il primo canale era di solito utilizzato per le posizioni di produzione e/o per i ruoli di ingresso nell’area impiegatizia, il secondo era riservato a figure professionali di livello o comunque importanti per l’azienda. Il terzo canale era usato per qualunque cosa, la differenza la faceva l’illuminazione dell’imprenditore più che le qualifiche possedute dal candidato.

 
 
 

Lo studio o la società di ricerca e selezione vintage

Non è un dogma, ma quando una figura di un certo livello in azienda andava in pensione o semplicemente usciva dall’azienda, metteva in piedi una società o uno studio di consulenza, in modo da fare fruttare esperienza e contatti acquisiti in carriera. Chi si dedicava agli aspetti tecnico-produttivi, chi all’organizzazione, chi al commerciale, altri diventavano commercialisti o si appoggiavano ad un commercialista ufficiale. Quasi tutti facevano ANCHE ricerca e selezione del personale.

Logico, se l’Ing. Bianchi viene nella mia azienda e mi fa consulenza spiegandomi come modificare il mio processo produttivo in modo innovativo portandomi efficienza, produttività, competitività e potenzialmente pure un bel botto di soldi in più, è logico che il nuovo responsabile di stabilimento lo faccio selezionare a lui, proprio perchè ne sa più di me che sono l’imprenditore.

Il sistema aveva qualche difettuccio, in sostanza il principale era che il citato Ing. Bianchi poi selezionava anche il responsabile finanziario pur pensando che la partita doppia fosse come l’andata e ritorno in coppa dei campioni. Ma di fondo il principio era perfetto: chi seleziona è competente due volte perchè conosce sia l’azienda che la mansione.

Questo sistema è andato avanti liscio fino alla seconda metà degli anni 90, quando qualcuno si è messo in testa di migliorare le cose, ed arriviamo al 24 giugno del 1997, quando l’allora ministro del lavoro Tiziano Treu, produsse la legge n.196/97 “Norme in materia di promozione dell’occupazione” aprendo così anche in Italia al lavoro interinale ( diventerà somministrazione nel 2003) dando il via libera alle agenzie interinali ed alle cooperative un po’sociali ed un po’ no.

Lo spirito di questo provvedimento era appunto pieno di buone intenzioni, allora il termine “precariato” era sconosciuto: o lavoravi o non lavoravi. Per ridurre la quota di chi non lavora questa legge, in teoria centrava gli obiettivi: consentiva alle aziende di usufruire di personale in funzione dei picchi di lavoro e permetteva ai giovani di entrare nel mondo del lavoro o di rientrare ai meno giovani. Il messaggio sottinteso era “intanto lavori, se lo fai bene l’azienda poi ha tutto l’interesse ad assumerti”.
Al principio parve funzionare, la legge era ben scritta, una mediazione fra il liberismo anglosassone e le tutele italiche, ed è, a mio personale parere una delle poche leggi con un testo comprensibile anche agli esseri umani normali, per verificare leggete il testo della legge 196 cliccando qui .

Poi però le cose sono cambiate, da una parte c’è chi ha trovato una fonte di guadagno a spese del lavoratore, chi inseguendo la chimera della flessibilità ha perso ogni legame con la realtà, e poi il mondo stava cambiando… subito ci fu un tentativo di regolamentare il settore (Dlgs 469/97), ma il tentativo più serio avverrà nel nuovo secolo.

Irrompe internet ed il mondo cambia. Il nerd, lo smanettone informatico tutto brufoli dalla vita sociale nulla diventa l’hacker oggetto del desiderio di donne di ogni età, mentre la versione femminile entra nella mitologia letteraria grazie alla triologia di Stig Larson.

Così nacque la new economy…

Siccome ci si è resi conto che con la new economy c’era lavoro per tutti è diventato necessario “regolamentare” i meccanismi che regolano l’accesso al mondo del lavoro. Anzi, si cerca di mediare e fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro.

Inserito nella Legge Finanziaria del 2000, l’articolo 117 della legge 388/2000 (a firma del ministro del lavoro Salvi) prevedeva l’accreditamento ministeriale per tutti i soggetti che avevano a che fare con il mercato del lavoro e non fossero dipendenti od aziende che assumevano e licenziavano.

Al momento mi sembrò una legge assurda. Ora potrei quasi appendere l’accreditamento al muro e venerarlo come una icona bizantina. La legge riprendeva il concetto degli albi in base al tipo di attività come stabilito nel 1997. Ma inseriva alcune novità importanti:

chi era iscritto ad un albo non poteva svolgere le attività degli altri albi (e mi sembra logico, se sei nell’albo dei commercialisti non ha senso che ti metta a progettare ponti o palazzi..)

l’attività per cui eri iscritto all’albo doveva essere indicata nello statuto, e soprattutto doveva essere primaria, ovvero impattare per più del 50% sul fatturato aziendale

vengono fissati dei requisiti minimi in termini di capitale e di struttura (dal capitale sociale alle caratteristiche minime sia dei locali che come numerica e qualifiche degli addetti.

Nelle intenzioni la legge imponeva alle grandi società attive nel campo di creare nuove realtà altamente specializzate. Le grandi strutture di somministrazione dovettero creare aziende ad hoc per poter fare anche ricerca e selezione (Metis generò Seltis, Adecco generò Career, e così via…), allo stesso modo le major della consulenza avrebbero dovuto creare aziende specializzate nella ricerca e selezione del personale (ma qui molto poche, quasi nessuna lo fece).

L’altro lato della medaglia prevedeva la sparizione delle figure consulenziali singole, che di fatto si trovavano ad operare nell’abusivismo.

Fare gruppo, fare squadra, fare Lobby per la ricerca e selezione

La procedura di accreditamento era davvero complicata, questo contribuì a far crescere gli iscritti all’associazione di categoria: ASSORES (ASsociazione SOcietà e studi di Ricerca E Selezione) che fornì un supporto valido nel completamento della pratica.

Nelle assemblee poi si puntava ad azioni decise per combattere l’abusivismo, ma i risultati furono molto blandi: da un lato le sanzioni previste erano risibili (facevano riferimento al regio decreto contro il caporalato e prevedevano il sequestro del mezzo utilizzato per portare i lavoratori nei campi….non è uno scherzo….) e dall’altro si cercava di far rientrare gli “abusivi” nel quadro legale aumentando la base associativa. Lo scopo era quello di fare lobby, cercando di sfruttare un peso politico per ottenere dal legislatore vantaggi nell’ipotesi di un rinnovato quadro normativo, che si supponeva sarebbe dovuto arrivare.

Anche questa è una buona intenzione che ci ha portati all’inferno, infatti tre anni dopo il sistema fu riformato, ma la lobby che maggiormente influenzò il legislatore non fu quella delle società di ricerca e selezione: vinse nettamente la lobby della somministrazione. Era logico: poche società, molto grandi, diverse multinazionali, potere economico micidiale e con la modifica del 2003, la cosiddetta Legge Biaggi di fatto il mercato era in mano a queste aziende.

Di suo questo non sarebbe un male, ma di fatto lo è perché si è azzerato il valore del servizio in modo miope non riconoscendo più la qualità e le professionalità.

La ricerca e selezione diventa un processo in scala, dove chi seleziona non ha la minima idea di come funziona un’azienda, di quello che sono in concreto i risvolti e le implicazioni di una mansione, questo unito alla impreparazione nella comprensione e nel riscontro delle competenze professionali ha portato a consolidare la percezione che la ricerca e selezione fosse una attività a bassissimo valore aggiunto.
Non mi meraviglio più di tanto. La gente apprende per prima cosa da ciò che vede, le agenzie di somministrazione hanno vetrine e sedi vistose, passi per strada e le vedi, le società di ricerca e selezione hanno a malapena la targa accanto ai campanelli e la vedi solo se vai lì.

Una case history sulla ricerca e selezione 

Una azienda mi ha incaricato di ricercare un progettista di impianti elettrici molto particolari. Il ruolo richiede profili professionali ben precisi e competenze tecniche importanti e non derogabili. Inoltre sul territorio non ci sono molti competitor, quindi allargando il raggio di ricerca si rischia di non essere poi competitivi con l’offerta economica.

Dopo 3 settimane mando ai colloqui finali 4 candidati. Il prescelto non accetta l’offerta economica dell’azienda e rimane dove stava, mentre il secondo in classifica accetta.
L’azienda mi manifesta la sua insoddisfazione.
Io mi permetto di fare notare come stessero cercando quella figura da più di un anno e, dopo avermi dato il mandato, in un mese hanno assunto quello che cercavano. Ma il mio interlocutore ribadiva che io gli ho presentato “solo” 4 persone, mentre le altre agenzie gli hanno sempre presentato almeno 10 o anche 20 curriculum.
A quel punto ho chiesto a quante agenzie si fosse rivolto, e quanti colloqui avesse fatto prima di rivolgersi a noi. Lui mi ha risposto di aver contattato 4 agenzie diverse e di aver fatto circa 50 colloqui (quindi 6 giornate del suo lavoro perse!!). Al che chiedo quanti candidati “buoni” aveva trovato, e lui mi ha risposto “nessuno”.
Ecco, alla fine hai dedicato alla ricerca e selezione meno di una giornata del tuo lavoro ed hai assunto quello che cercavi e ti lamenti perché non hai buttato alle ortiche una settimana di lavoro senza trovare nulla. 

Esempi come questi chiariscono anche perché continuo a leggere di figure professionali che non si trovano, o di “giovani che non hanno voglia di lavorare” ed altre amenità.

Oggi esiste ancora la possibilità di avere un servizio di alto livello a costi sostenibili e con eccellente efficacia. Serve solo un partner professionale.

Glossario dei termini usati nella ricerca e selezione

Vista la complessità dell’argomento e la poca informazione diffusa, a questo punto è opportuno riportare un minimo di glossario sui termini utilizzati nella ricerca e selezione del personale (non sono in ordine alfabetico, seguono una logica).

Agenzia per il lavoro: una società autorizzata dal ministero ad operare nel mercato del lavoro. Rientrano nella categoria ogni tipo di soggetto: dalle agenzie che prevalentemente fanno somministrazione, alle società di ricerca e selezione, ad alcune associazioni di categoria fino anche ai portali specializzati in offerte di lavoro.

Assessment: letteralmente si traduce in valutazione, giudizio, stima. Negli ambiti della ricerca e selezione (e non solo) si utilizzano gli assessment center ovvero dei sistemi di valutazione più approfonditi e, nelle intenzioni, precisi e sicuramente mutlidimensionali. Negli assessment center vengono valutati più aspetti legati alle competenze e, fondamentalmente, la valutazione è immersa in contesti di gruppo e di interazione. Inoltre la valutazione è svolta da più soggetti.
Si applica nei processi di ricerca e selezione per cui non emergono differenze decisive fra i migliori candidati e per cui la verifica di competenze come leadership e teamwork puà essere il fattore determinante.

ATS: Applicant Tracking System è un software per la gestione elettronica delle candidature. Fondamentalmente si applicano i principi dei CRM alle esigenze di ricerca e selezione del personale. L’utilizzo di questi software prevede l’applicazione di diversi filtri sulle candidature sulla base di criteri preimpostati (competenze, aziende in cui si è lavorato, anni di esperienza, scuole frequentate, ruoli ricoperti, …). E’ utilizzato sempre di più nei casi in cui la mole di curriculum ricevuti è tale da imporre una automazione delle attività di screening dei curriculum.
Funziona meglio quando è integrato in un sistema di immissione della candidatura adeguato (con l’inserimento dei dati campo per campo) mentre ha parecchi limiti quando deve gestire curriculum testuali e con millanta formattazioni diverse. La chiave è se il valore di un candidato buono che viene eliminato per errore è superiore al costo delle ore risparmiate nel processo di valutazione dei curriculum.

Headhunting/Executive search: sono varianti alla ricerca e selezione classica. Il cambiamento e l’evoluzione delle tecnologie disponibili ha cambiato un poco il modo di vedere queste attività. In buona sostanza si tratta di ricerca e selezione di figure di alto livello (dirigenti e/o quadri specialistici), e qui c’è una prima distinzione, ma riguarda soprattutto le metodologie operative: mentre la ricerca e selezione presuppone quasi sempre una offerta esplicita, queste forme di ricerca e selezione non hanno mai un annuncio formalizzato per una serie di buone ragioni: la riservatezza da parte dell’azienda mandante per prima cosa ( non è opportuno divulgare un certo tipo di informazioni sia per non destabilizzare l’interno, ovvero dipendenti e collaboratori, che il mercato, in cui i concorrenti potrebbero trarre vantaggi da trasformazioni in corso nella nostra azienda); inoltre un dirigente affermato e di successo molto raramente va a navigare alla ricerca di annunci, quindi deve essere contattato in altro modo.
Tutto questo comporta anche che i tempi di chiusura sono molto più dilatati (per top manager possono occorrere anche 6 mesi prima della firma), ma, trattandosi di figure chiave, vale la pena.

Colloquio: il colloquio di selezione o i colloqui di selezione sono gli strumenti con cui vengono indagate, approfondite e valutate le informazioni contenute nel curriculum e nella candidatura. Il processo standard prevede che dopo una prima serie di colloqui con chi si occupa della selezione i migliori profili facciano un ulteriore colloquio con il decisore (uno o più figure), tipicamente il supervisore diretto o funzionale della figura da assumere.
Ci possono essere diversi tipi di colloquio: conoscitivi, individuali, collettivi, semplici o integrati da prove supplementari (vedi assessment) o da test psicoattitudinali. Determinante per il processo di ricerca e selezione è la qualità assoluta del selezionatore, se si scende di qualità si perde in efficienza e soprattutto in efficacia dell’intera commessa.

Offerta di lavoro: è la forma in cui viene reso pubblico un fabbisogno di personale. Sono praticamente scomparse le offerte sulla stampa (tempo fa i quotidiani avevano un giorno in cui venivano pubblicate le offerte, il Resto del Carlino ed il Corriere della Sera ogni venerdì, la Repubblica il giovedì) mentre ora la pubblicazione avviene su portali specializzati a pagamento o gratuitamente, sulle bacheche istituzionali degli enti preposti e su apposite sezioni del sito internet aziendale. La qualità nella redazione dell’offerta influisce sulle prestazioni della commessa: può portare tante candidature inutili così come non attirare candidati potenzialmente molto validi. Copiare ed incollare altre offerte che sembrano simili è una delle principali cause di insuccesso (simile non è uguale, ed i dettagli fanno sempre la differenza).

Onboarding: si definiscono in questo modo l’insieme delle prassi e delle attività finalizzate ad ottimizzare l’inserimento in azienda di una nuova risorsa. Queste attività si svolgono sia prima del primo giorno di lavoro che nelle settimane successive. Integrare l’onboarding con sondaggi aiuta a migliorare sempre di più il processo.

Recruiter: il recruiter o selezionatore è la figura che ha la responsabilità delle attività di ricerca e selezione. In alcuni casi si occupa soltanto dei colloqui demandando lo screening a sistemi ATS o a collaboratori. Nella visione di Risolta il recruiter segue direttamente tutte le fasi: partecipa alla definizione del profilo in ricerca con i riferimenti aziendali, segue le eventuali pubblicazioni ed esegue lo screening delle candidature in prima persona. Prepara ed esegue i colloqui di selezione. Presenta il ranking all’azienda e supporta nello svolgimento dei colloqui finali; media e facilita la negoziazione contrattuale; supervisiona l’onboarding.

Somministrazione/Interinale: lavoro interinale: letteralmente si parla di lavoratori in affitto. Ed è un fenomeno tipicamente italiano che esemplifica quanto si sia buttato alle ortiche il retaggio del passato. Il codice civile italiano del 1942 vietava la locazione di lavoratori, concetto ribadito nel 1960con la legge n. 1369 contro il caporalato. Questi concetti furono considerati obsoleti e prima con la legge n. 196 del 1997 che manteneva ancora alcuni elementi di protezionee poi con la famigerata legge Biagi del 2003 che abrogò del tutto la legge 1369/60 introducendo il concetto di “somministrazione” ritenuto maggiormente etico rispetto a “interinale”.
Di fatto ci si trova di fronte ad un contratto che coinvolge tre soggetti: il lavoratore che va a prestare la propria opera in una azienda ma che è sotto contratto con un terzo soggetto, ovvero il somministratore o agenzia per il lavoro che gli paga il salario e gli versa i contributi. Questi costi sono poi regolati a parte con fatturazione fra il somministratore e l’azienda.
In pratica si tratta di contratti a tempo determinato (anche se ci sono forme diverse) fra l’azienda e l’agenzia. Visto che secondo la legge il lavoratore somministrato deve avere la stessa retribuzione di un lavoratore regolare assunto, ai più sfugge dove stia il profitto per i somministratori o la convenienza per le aziende. Ma forse non è sempre così…

Centri per l’impiego: sarebbero gli eredi naturali dei vecchi uffici di collocamento, e le loro prerogative sono tuttora in fase di redifinizione alla luce delle ultime variazioni normative (Reddito di cittadinanza soprattutto). Ad oggi le funzioni sono specificatamente definite dal ministero in:

  • gestione dei servizi di collocamento e preselezione;
  • promozione di iniziative e interventi di politiche attive del lavoro sul territorio;
  • coordinamento territoriale per informare in modo integrato sulle attività di formazione e orientamento (professionale, avvio nuova impresa, incontro domanda e offerta).

Non credo sia corretto esprimere alcun giudizio perché c’è una differenza enorme da ufficio ad ufficio.


Test psico-attitudinali: sono test che vengono somministrati in particolari selezioni e che possono essere gestiti solo da soggetti iscritti all’albo degli psicologi. Solitamente si trovano nelle selezioni relative a concorsi pubblici, forze dell’ordine, banche e, in genere in quelle selezioni in cui non sono titoli e competenze possedute ad essere decisivi per l’assunzione.

Employer branding: su questo si trovano tante definizioni più o meno corrette. Per schematizzare e semplificare diciamo che employer branding è una evoluzione del marketing applicato al mercato del lavoro. E’ un concetto ancora acerbo in Italia, dove ci sarebbe un terreno superfertile per questo. In sostanza si tratta di creare e mantenere alta la reputazione dell’azienda verso i potenziali nuovi collaboratori. A cosa serve? Beh, aiuta tanto nella fase di acquisizione dei talenti: se la vostra azienda ha una ottima reputazione è assai probabile che i migliori talenti alla ricerca di una nuova occupazione vi trasmettano la loro candidatura. In questo modo nel medio periodo i costi sostenuti per l’employer branding rientreranno sotto forma di risparmio nei costi di acquisizione o in una maggiore efficacia nelle attività di ricerca e selezione.

Retainment: è la variante dell’employer branding rivolta però ai dipendenti. Variante è un termine convenzionale, nel senso che si tratta di due cose diverse ma che hanno delle interazioni molto forti: una buona strategia di retainment facilità lo sviluppo dell’ employer branding.

Posizione Organizzativa: la posizione organizzativa è una unità organizzativa elementare a cui fanno capo una o più attività aggregabili o meno in un compito e definite dall’azienda.

  1. Il compito è l’insieme di attività elementari volte ad un risultato
  2. Le attività elementari corrispondono quindi a ciò che una persona fa nell’ambito di un compito

Ruolo: è una generalizzazione del concetto di posizione organizzativa in base a responsabilità, funzioni ed attività comuni. Il ruolo rappresenta quindi l’insieme dei comportamenti richiesti in termini di saper agire nell’ambito di una posizione organizzativa.

Mansioni: l’insieme dei compiti e delle specifiche attività che il prestatore di lavoro deve eseguire nell’ambito del ruolo.

Job description: documento che include ruolo, mansioni, comportamenti, competenze richieste, relazioni ed interazioni, responsabilità e compiti. Costituisce la base di lavoro nei processi di ricerca e selezione.

Screening: il complesso di attività di ricerca e selezione connesse all’analisi ed alla valutazione dei curriculum e delle candidature relative ad una posizione organizzativa in ricerca.

 
 
 

Perché scegliere di rivolgersi a una società di ricerca e selezione del personale 

 Ecco innanzitutto perché affidarsi ad un professionista esperto nella ricerca e selezione:

  • Risparmio di tempo

Rivolgersi a una società di ricerca e selezione del personale permetterà innanzitutto di risparmiare molto tempo e di concentrarsi sull’esame dei profili che corrispondono a quanto ricercato, dedicando ai colloqui tutto il tempo che meritano e con la massima cura, visto che si lavora su una rosa ristretta di candidati.

  • Ritorno dell’investimento

Assegnare a specialisti il lavoro non è un costo ma un investimento a ritorno immediato. Il tempo che lo specialista impiega si traduce in una mole superiore di tempo per le risorse interne da dedicare alle attività core (questo vale sia che ci sia in azienda un ufficio preposto sia che della selezione si occupino figure che hanno altre mansioni). Il risparmio è più che doppio perché oltre al tempo non dedicato a screening, colloqui e backoffice, le vostre risorse svolgeranno le mansioni tipiche e nessuna attività resterà indietro.

  • Efficacia nella redazione degli annunci

Chi si occupa professionalmente di ricerca e selezione è in grado di comprendere al meglio le caratteristiche del profilo ideale ed è pertanto in grado di redigere annunci nel modo più efficace possibile, ed inoltre saprà scegliere i mezzi da utilizzare per diffondere le offerte in relazione al target di riferimento, ammortizzando sensibilmente i costi della selezione.

  • Consigli specializzati

Le società specializzate nella ricerca e selezione del personale conoscono a fondo il mercato di riferimento e quindi possono comprendere le esigenze del cliente per supportarlo al meglio, fornendo preziosi aggiornamenti sui trend del momento e semplificando la ricerca, rendendola più semplice ed efficace.

  • Trovare profili iper specializzati

Nel caso in cui si presentino difficoltà nella ricerca di risorse specializzate o di profili tecnici, una società che opera anche nell’executive search e nell’headhunting potrà risolvereil problema grazie all’utilizzo delle specifiche tecniche avanzate di selezione del personale.

In generale la soluzione di adottare internamente un ufficio preposto alla ricerca e selezione è utilizzata da imprese medio grandi e consolidate. Una piccola azienda ha pochi motivi per mettere a libro paga un recruiter esperto. Più in dettaglio trovo che ci sia una sovrapposizione abbastanza marcata con le attività legate alle Risorse Umane in azienda e, nello specifico alla componente dell’amministrazione del personale relativa ai cedolini paga: molte aziende hanno un ufficio amministrazione del personale, ma l’elaborazione dei cedolini è quasi sempre appaltata in esterno. Le motivazioni stanno nei costi, ma sono costi relativi al know-how, ovvero al software ed alla sua gestione, specie per gli aggiornamenti. Questo è comprensibile, ma sono maturi i tempi per dare alla gestione del personale la rilevanza che merita e, in questo quadro di sviluppo, ricavare uno spazio per la ricerca e selezione.
La presenza di addetti alla ricerca e selezione interni non deve essere un blocco rispetto al dare mandato ad una società di ricerca e selezione professionale esterna, per diverse ragioni:

  • Sfruttare la professionalità per le posizioni più delicate/importanti/difficili
  • Accedere a competenze e contatti di alto livello
  • Affiancare le risorse interne per farle crescere con una formazione sul campo
  • Tempi e risultati assicurati

La prassi più diffusa purtroppo è quella di approcciare il fabbisogno di una nuova risorsa in modo sequenziale partendo prima con la soluzione più economica e/o più a portata di mano, per poi salire di livello via via che il candidato ideale non si trova.
Questo sistema non è il massimo della lungimiranza: è come se si potesse decidere di non assicurarsi finchè non accade un sinistro, ovvio che il costo aumenta.

Video sul tema della ricerca e selezione del personale

​Le immagini spesso sono più efficaci delle parole. 
Per questo vi propongo alcuni video a tema.

Come scegliere il partner giusto per la ricerca e selezione 

​Questo video vuole essere una check list ideale per guidarvi nella scelta del partner perfetto a cui affidare in tranquillità la ricerca e selezione del vostro personale. 

Contiene una sintesi di alcuni punti contenuti in questo blog.

Una ricerca e selezione particolare: Zlatan Ibrahimovic

Questo filmato è abbastanza virale sul web, seppure in varie versioni, tagliato in modi diversi. 

E’ stato diffuso puntando sulla personalità straripante di Zlatan Ibrahimovic, e ci sta; ma consiglio di vederlo e di soffermarsi su alcuni aspetti niente affatto marginali:

  1. Questo video rende l’idea del significato di Employer Branding: provate ad immaginare una selezione per una bevanda qualunque….
  2. Zlatan, aldilà degli aspetti pittoreschi, sa fare abbastanza bene anche il selezionatore: pone domande sensate, verifica le risposte, “sgama” chi mente, pur mettendo a proprio agio i candidati.
  3. la scelta finale potrebbe sembrare meno ovvia. Avreste assunto lo stesso candidato? O avreste preferito un altro/a? Bene, senza preconcetti provate a capire perché la scelta è stata quella e vi renderete conto (pur col fatto che si vede una sintesi) che la decisione è corretta.

Ricerca e selezione non convenzionale: Heineken 

 Questo è l’esempio massimo di employer branding!

Parte da una considerazione di fondo sul fatto che se si fanno domande standard si ottengono anche risposte preconfezionate ed uguali, rendendo difficile la selezione. 

Allora si lavora sul tema del gioco del calcio (Heineken era main sponsor della Uefa Champions League) proponendo simulazioni legate al calcio, ma con implicazioni lette però come indicative degli aspetti caratteriali e comportamentali dei candidati. Le valutazioni finali sono state condivise sulla base web (e si ottiene un bel bottino a livello di branding) e poi direttamente con un test simbolico sul campo (altro bel patrimonio accumulato sulla reputazione aziendale). 
E la chiusura conferma che la selezione è stato un successo sia per l’azienda che per il candidato.

ancora una ricerca e selezione con Employer Branding 

​Questo segue lo stesso concetto di Heineken. Una ricerca e selezione fuori dagli schemi, ma non banale.

E’ da notare la ricerca di una professionalità e di un rigore di alto livello sia da parte del selezionatore (ma per lui è facile in questo caso..) sia da parte dei candidati, che, comunque sono preparati.

La scelta poi di utilizzare parti del processo di selezione come rafforzamento della propria Employer Branding è notevole.

 La ricerca e selezione e gli stereotipi aziendali

Questo simpatico cartoon è realizzato da Il Lato Positivo e raccoglie i paradossi che si creano quando si è condizionati dagli stereotipi. 

Però è bene riflettere perché non è così impossibile che anche noi ci lasci inconsapevolmente condizionare da preconcetti, abitudini o luoghi comuni. 

Come non fare ricerca e selezione 

​Questo spot esemplifica il concetto relativo ad uno degli errori tipici di chi non fa ricerca e selezione come attività principale: l’obiettivo, quello che qualifica la bontà del lavoro svolto, qui è rappresentata dalla quantità di curriculum cestinati.

Ma l’obiettivo è trovare ed assumere la persona che serve.

La ricerca e selezione imbruttita… 

Questo video è uno spot promozionale ad una applicazione di gaming, e alla sua applicazione nella ricerca e selezione del personale.

E’ una rassegna di cattivi esempi: una carrellata di tipologie di candidato purtroppo non così tanto infrequenti, ma anche dell’imprenditore “imbruttito” che prima prova la ricerca e selezione in autonomia e poi, deluso dal risultato, si rivolge ad un partner qualificato. 

 
 
 

Come deve essere un ottimo professionista della ricerca e selezione

Un esperto professionista nella ricerca e selezione possiede diverse caratteristiche distintive: 

  1. Resilienza. La caratteristica più importante di un buon reclutatore è la capacità di riprendersi dalla delusione o dal fallimento. Niente è più deludente che passare diverse settimane lavorando sodo per mettere assieme l’azienda e un preciso candidato, quando basta un piccolo imprevisto fuori dal tuo controllo per annullare gli sforzi: capita che il profilo prescelto decida di accettare una proposta diversa da quella dell’azienda. I migliori nella ricerca e selezione ne prendono atto e vanno avanti. 
  2. Relazioni. La ricerca e selezione è fatta di relazioni. I cambiamenti di lavoro richiedono la condivisione di informazioni importanti, a volte personali, e saranno più propensi a condividere tali informazioni quando chi si sta occupando di ricerca e selezione ha investito del tempo per conoscerli. 
  3. Onestà e integrità. La ricerca e selezione è una attività che soffre di un problema di percezione. Alcune agenzie usano modalità operative non etiche; possono essere invadenti, anteporre il loro interesse a ciò che serve al cliente ed al candidato. È impossibile ottenere un successo a lungo termine se sacrifichi l’integrità per un guadagno finanziario a breve termine.
  4. Adattabilità.  È necessario adattare il proprio stile di comunicazione in base alle esigenze del cliente e/o del candidato, occorre modificare l’approccio in base ai cambiamenti nel mondo del lavoro ed essere pronti ad utilizzare le nuove tecnologie. Capacità di ascolto Non si può fare ricerca e selezione se non si hanno capacità di ascolto. In ogni ricerca e selezione si ascolta quattro o cinque volte più di quanto si parla. L’ascolto attivo, unito alla capacità di porre domande mirate e pertinenti, è una qualità fondamentale per chi fa ricerca e selezione. Ed è fondamentale non solo nella gestione dei colloqui ma anche alla base di tutta l’attività: saper ascoltare porta ad una comprensione più profonda delle esigenze dei loro clienti e dei candidati. 
  5. Perseveranza. Fare ricerca e selezione richiede doti di perseveranza: essere determinati ma senza mai oltrepassare il limite. Raramente reclutiamo il candidato ideale alla prima chiamata, dobbiamo seguire l’agenda che abbiamo programmato, con il giusto atteggiamento ed un messaggio chiaro. La persistenza paga alla grande se fatta bene. Un atteggiamento aggressivo, invadente o ingannevole, azzera la credibilità, la fiducia ed azzera la reputazione.

Come scegliere il miglior professionista nella ricerca e selezione 

​Solo i migliori reclutatori possiedono una straordinaria capacità di abbinare le persone alla carriera. È una qualità intangibile e difficile da individuare.

Chi fa ricerca e selezione è un professionista delle risorse umane incaricato di condividere opportunità professionali e di trovare candidati qualificati per ricoprire proprio queste posizioni. Ci sono molti diversi tipi di reclutatori sul mercato e per avere le migliori garanzie di successo occorre assicurarsi che l’interlocutore abbia le qualità di un reclutatore top. Ecco alcune domande da porre per questo scopo.

  1. Ha una buona rete?
    Un grande reclutatore, deve avere una vasta rete di contattiin vari settori per avere supporto nel trovare i migliori candidati per le posizioni ricercate
  2. Può fare ricerche approfondite?
    Per trovare il candidato giusto, deve comprendere a fondo tutti gli aspetti della posizione che il cliente sta cercando di inserire. Per capire la posizione, deve avere una buona esperienza aziendale, la completa con ricerche sull’azienda, sul settore e sulla posizione stessa. Dedica tempo a visitare le aziende e si potrebbe posizionare comunque come un esperto nel settore.
  3. Fornisce risultati coerenti?
    Le aziende si aspettano che le attività di ricerca e selezione portino candidati di qualità coerenti con le loro linee guida ed il budget. Anche con un network enorme, con referenze importanti o con il software più recente, non si ottiene nessun beneficio se non si incontrano candidati top che possono essere acquisiti senza sforare il budget previsto. La coerenza e l’affidabilità con aziende e candidati sono una condizione indispensabile.

Analisi della ricerca e selezione

 Facciamo un passo indietro ed andiamo ad analizzare le circostanze che portano ad attivare un processo di ricerca e selezione.

Le possibilità più frequenti sono:

  1. Sostituzione
  2. Potenziamento necessario
  3. Programmazione

 

1. Ricerca e selezione per sostituire un collaboratore dimissionario o in fase di cessazione: in questo caso gli aspetti critici sono essenzialmente due:

  1. tempistica: occorre che la nuova figura sia disponibile per iniziare prima della scadenza del preavviso di chi lascia o, al massimo pochi giorni dopo.
  2. profilazione: se da un lato il lavoro di definizione della job description dovrebbe essere già fatto, di contro c’è il rischio di ricercare un “clone” di chi è in uscita concentrandosi solo su questo e trascurando il profilo delle competenze complessive dei candidati e, soprattutto, minimizzando e sottovalutando il potenziale. E’ ovvio che un neo assunto non può avere la padronanza delle cose aziendali propria di chi vive l’azienda da anni, ma non si deve neppure tralasciare il fatto che il nuovo entrato possa anche dare di più all’azienda.

2) Potenziamento dovuto alla espansione delle attività e/o del giro di affari: in questi casi la tempistica appare meno evidente perché non c’è una deadline ufficiale, ma è anche vero che il ritardo nell’inserimento è un freno allo sviluppo e ha ripercussioni su quei collaboratori costretti al sovraccarico. Se si va troppo per le lunghe il rischio di dover aprire una nuova ricerca e selezione aggiuntiva non è poi così remoto.
La profilazione qui diventa più complessa. La via più adottata è quella di adattare la job description a quella di altri soggetti con ruolo e mansioni comparabili. Il rischio è sbagliare comunque nel definire le competenze richieste (in eccesso e in difetto) e rimanere “fregati” dallo
skill gap: ovvero non riconoscere adeguatamente i candidati idonei.

3) La programmazione è la scelta sempre migliore, ma non necessariamente la più semplice. Il fatto che si stia programmando comporta comunque una timeline e delle date da rispettare, termini che non sono prorogabili all’infinito. Quando si pensa di avere tempo si cerca il superperfetto, il tipo davvero ideale. Spesso però il profilo definito ideale non è corretto perché il quadro delle competenze è sbagliato o perché quel profilo non esiste proprio o non è acquisibile dall’azienda (ad esempio per difformità tra il budget e la retribuzione caratteristica dei soggetti che rispondono a quelle peculiarità. Un partner professionale per la ricerca e selezione può guidare l’azienda anche sotto questi aspetti.

E’ evidente che il valore aggiunto di una società di ricerca e selezione davvero qualificata deriva non solo dall’efficacia della ricerca, dall’efficienza nella selezione ma anche dalla qualità del supporto consulenziale che fornisce all’azienda fin dal primo incontro informale.

Risorse per la ricerca e selezione

Per approfondire i temi legati alla ricerca e selezione è disponibile sul mercato un’ampia letteratura. 

Qui segnalo i siti istituzionali: 

Mentre per quello che riguarda le letture consigliate, non posso trattenermi dal consigliare caldamente questo Manuale per il colloquio di selezione, un testo agile ed utilissimo sia per chi deve affrontare un colloquio di selezione, sia per chi si trova a dover svolgere un ruolo nel processo di selezione.

L’evoluzione della ricerca di personale

Oggi pare che la criticità più forte derivi dallo skill gap, ovvero dalla difficoltà di trovare candidati con le competenze richieste. 

Non è proprio così. Da un lato si è svilito e forzato il modello di business legato alla ricerca di personale puntando ad un lavoro quantitativo ed a basso costo. Si riteneva che la domanda si mantenesse ad alti livelli e che quindi assumere fosse una formalità. Per questo si è massacrato un settore chiave per il successo aziendale.

Ora se si vuole ottenere un vantaggio competitivo duraturo e redditizio occorre cambiare il modo di vedere la ricerca di personale: non più un costo, ma un investimento.

Questo significa iniziare a ragionare sulla pianificazione, su un programma robusto di acquisizione del talento.

La ricerca e selezione: conclusioni 

La ricerca e selezione del personale è una attività tanto bella e stimolante quanto delicata e difficile. Sono molte le persone che dichiarano di occuparsi con piacere di ricerca e selezione e che ritengono di farlo bene, se non addirittura meglio, come un recruiter professionista.

Capisco perfettamente questo atteggiamento, perché amo il mio lavoro, lo amo perché è un continuo processo di apprendimento, un viaggio senza fine alla scoperta. Proprio per questo oggi lo faccio molto meglio rispetto a trent’anni fa quando feci i primi colloqui per selezionare dei collaboratori per il mio primo ufficio. E anche molto meglio delle prime selezioni professionali agli inizi di Risolta nel 2003. Non è stato semplice liberarsi di quella che io chiamo la “sindrome del professore severo=professore bravo”. Questo difetto è molto diffuso fra chi si occupa di selezione in modo occasionale. Non avendo parametri tecnici e competenze specifiche si è portati a parametrare la qualità del proprio operato sulla base dei candidati “bocciati”, come nei ricordi di scuola in cui l’insegnante che ci faceva impazzire per un voto decente è spesso associato a colui che ci ha insegnato meglio, così riversiamo questo comportamento sui candidati. Ma ci dimentichiamo che il vecchio prof aveva studiato per fare quel lavoro e che il metro di valutazione che usava era frutto di anni e migliaia di studenti formati.
Col tempo ho sviluppato metodi e strumenti che rendono oggettiva la valutazione ed azzerino gli scompensi che possono derivare da stati mentali diversi (in una giornata wow i candidati appaiono meglio, in una giornata down pare che nessuno sia all’altezza) in modo da avere sempre un ranking omogeneo e corretto. E soprattutto, e questo deriva dall’esperienza, ho affinato le capacità di vedere il potenziale inespresso nei candidati, questa qualità ha consentito ai miei clienti di fare ottime assunzioni e goderne per anni i benefici.

Quindi non c’è problema sulla ricerca e selezione che non venga risolto: puoi farlo da solo, puoi farlo internamente o puoi utilizzare un servizio professionale, servizio che, nel nostro caso ha livelli di costo e servizio ben proporzionati ed alla portata di ogni azienda di qualunque dimensione . 

Oltre 60 pagine ricche di contenuti ed informazioni indispensabili per le valutazioni corrette da fare sulle decisioni che attengono ai processi di ricerca e selezione del personale per la tua azienda.

Puoi trovare la guida in versione completa oppure sintetica nella sezione “Risorse utili” o direttamente cliccando su questo link per le Guide Operative

Sono anche disponibili alcuni modelli di pronto utilizzo nella pagina dei Modelli

guida operativa per la ricerca e selezione del personale.

Career Coaching su misura per te

 

Perché è necessario un percorso di career coaching su misura? Il nostro è un modo fatto di diversità: siamo tutti pezzi unici.

E la nostra unicità diventa ancora più particolare in funzione della nostra carriera: lo stesso ruolo in due aziende diverse ha connotati e mansioni anche molto diverse e, di conseguenza, anche le competenze necessarie cambiano.

Career coaching su misura per valorizzare le aspettative personali sullo sviluppo della carriera

Per tutti questi motivi sono uniche e non replicabili le aspettative personali.

Il catalogo del career coaching di Risolta si basa su dati statistici e su più di venti anni di esperienza con aziende e candidati.

La scelta dei servizi e dei programmi nasce per questo e segue una logica semplice:

  1. pacchetti base per colmare lacune circoscritte
  2. pacchetti evoluti per differenziarsi ed emergere
  3. programmi che accompagnano in un percorso determinato

In Italia il concetto di sviluppo di carriera o career coaching è ancora agli inizi e c’è abbastanza confusione nelle persone su ciò di cui hanno davvero bisogno, su quello che si aspettano di ricevere e su quello che costerà loro quel percorso di career coaching.

E ovviamente hanno dubbi sulla fatto che un career coach può allineare il proprio percorso di carriera agli obiettivi professionali desiderati.

Altri non sanno come orientarsi su offerte con prezzi diversissimi e contenuti non abbastanza chiari, capita di confondere l’orientamento professionale con il career coaching e finiscono per equiparare un addetto al centro per l’impiego con un consulente di carriera professionista e qualificato.

I nostri prezzi nascono da anni di esperienze di successo nel career coaching: sappiamo bene quanto tempo serve per prepararti ad ottenere i risultati che ti aspetti. Ovvio che la base è sempre diversa, ma il dato medio è corretto e su quello abbiamo dimensionato le nostre tariffe per i servizi di career coaching.

Costruire il servizio sulle tue esigenze personali

Ecco che possiamo costruire un percorso di career coaching su misura per il cliente.

Questo percorso di career coaching  nasce da un piano di azione ideato dal tuo consulente di carriera dedicato: assieme lo possiamo costruire assieme,  allineando, in principio, i tuoi propri obiettivi ed il tuo progetto professionale per costruire un percorso di carriera gratificante.

Contatta il career coach con questo modulo e ti costruirà il percorso migliore per centrare i tuoi obiettivi oppure ti aiuterà a ridefinire le aspettative in modo da renderle raggiungibili.

Contatta il Career Coach

Call to action career coaching